• La Buona Parola - il blog di Alessandro Ginotta
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La verità che libera

La verità che libera

Oggi ti porterò con me al centro del Vangelo. Tu sei lì. Puoi sentire il tono di Gesù che si fa più intenso, non per rabbia, ma per amore ferito. Lo vedi: non alza la voce per condannare, ma per risvegliare. Sta parlando anche a te, a me, a chiunque abbia mai preferito la facciata alla verità del cuore

Il mio (in)solito commento a:
Sarà chiesto conto del sangue di tutti i profeti: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa
(Luca 11,47-54)

Il sole sta calando su Gerusalemme, tingendo di rosso le pietre del tempio. L’aria è calda, densa, quasi immobile. Intorno a Gesù c’è un gruppo di uomini in vesti eleganti, il capo coperto, lo sguardo serio: sono scribi e farisei. Gli occhi li tradiscono: non ascoltano per imparare, ma per coglierlo in fallo. Eppure, le loro parole scorrono come miele avvelenato, finché Gesù si ferma, li guarda uno per uno e, con voce ferma ma piena di dolore, pronuncia parole che fendono il silenzio come una lama: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi». Un brivido corre tra la folla.

Hai mai notato come, a volte, siamo bravissimi a venerare i santi del passato, ma molto meno disposti ad ascoltare le “voci scomode” del presente? È facile onorare chi non può più contraddirci. Ma quando qualcuno ci dice la verità — quella che punge, che smaschera, che scardina le nostre certezze — allora sì che ci difendiamo. E in fretta.

Gesù, nel brano di oggi, parla proprio di questo. Sta guardando negli occhi scribi e farisei, uomini che si vantano di costruire monumenti ai profeti… dimenticando che furono proprio i loro padri a ucciderli. «Così rendete testimonianza e approvate le opere dei vostri padri», li accusa Gesù. E sai una cosa? Quelle parole valgono anche per noi.

Perché anche noi, talvolta, preferiamo un Dio “comodo”, che non disturba. Un Dio che non ci costringe a cambiare. Ma il Dio di Gesù è tutto tranne che comodo: è un Dio che ti guarda negli occhi e ti chiede di amare, di perdonare, di rimettere in discussione tutto.

È un Dio che spiazza. Che disarma. Che capovolge le logiche del potere e del privilegio.

Gli scribi e i farisei si erano costruiti un mondo ordinato, fatto di regole e rituali. Tutto era al suo posto. Tutto sotto controllo. Ma Gesù arriva e rompe gli schemi. Non parla di norme, parla di cuore. Non insegna un codice, ma un abbraccio. E questo li spaventa. Perché dove c’è libertà, crollano i troni.

Ecco allora il vero “delitto” di scribi e farisei: non aver ucciso uomini, ma aver soffocato la vita. Aver spento la libertà. Aver tolto ossigeno allo Spirito. Aver trasformato la fede in un recinto.

Sai cosa penso? Che ogni volta che mettiamo condizioni all’amore — ogni volta che diciamo “amerò, ma solo se…” — stiamo ripetendo lo stesso errore. Stiamo costruendo un nuovo muro, un nuovo recinto, una nuova prigione per il cuore.

Gesù, invece, ci invita a spalancare le porte. A fidarci dell’amore più che della regola. A guardare chi sbaglia non con disprezzo, ma con compassione.

Perché Dio non è un fariseo. Dio è un Padre che perdona. È un Padre che ama senza condizioni. È un Padre che, anche quando sbagli, corre incontro a te.

Gli scribi e i farisei, invece, si chiudono, tramano, cercano di “fargli dire qualcosa di sbagliato”. È l’orgoglio che li acceca. Lo stesso orgoglio che, a volte, chiude anche i nostri occhi.

Ma la vera sapienza non nasce dal sapere tutto. Nasce dall’avere il coraggio di mettersi in discussione.

E allora oggi, davanti a questo Vangelo, ti invito a un gesto semplice: prova ad ascoltare la verità che ti disturba. Non scacciarla. Lasciala entrare. Forse non ti farà comodo… ma ti farà crescere.

Perché la verità di Dio non giudica. La verità di Dio libera. E la libertà – quella vera – ha sempre il profumo dell’amore #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Il Discorso della Montagna”, di Anton Dorph, 1873, olio su tavola, Chiesa della Santissima Trinità, Copenhagen, Danimarca

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