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La storia della lingua di Zaccaria.

La storia della lingua di Zaccaria.

Siamo abituati a leggere nei Vangeli le storie di muti che, in seguito ad un miracolo, recuperano la parola. Ma in questo caso ci troviamo davanti al fenomeno contrario: un evento soprannaturale che rende muti. Perché Dio è così severo con Zaccaria?

Il mio in(solito) commento a:
Nascita di Giovanni Battista (Luca 1,57-66)

C’è poco da fare: Dio è un autore di bestseller! E, da scrittore provetto, sa costruire formidabili intrecci nella trama della vita. Per chi non conoscesse la storia di cui ci occupiamo oggi la riassumerò così: Zaccaria era un sommo sacerdote, tra i pochissimi autorizzati ad entrare nel Sancta Sanctorum, il luogo più sacro del tempio dove, protetto da un velo, si trovava l’altare degli incensi. Un giorno, mentre Zaccaria ricopriva il suo turno all’interno del tempio, ricevette la visita dell’Arcangelo Gabriele che gli annunciò la nascita di un figlio. Sarebbe stato Giovanni il Battista, cugino e precursore di Gesù. Zaccaria ebbe un istante di esitazione e dubitò della parola dell’angelo perché si riteneva troppo avanti con gli anni per poter diventare genitore. Inoltre sia lui sia la moglie Elisabetta, si consideravano sterili, non avendo mai avuto figli neppure in gioventù.

Abbiamo detto che Zaccaria era sommo sacerdote, dunque una tra le persone che in assoluto venivano considerate più vicine a Dio. Proprio lui, che poteva entrare nella stanza più sacra del tempio, dove si riteneva che abitasse lo stesso Dio, doveva ben sapere che nulla è impossibile a colui che ha creato il mondo. Probabilmente il tentennamento in una persona normale sarebbe stato perdonato, ma il dubbio che colse Zaccaria gli costò la voce. Perché l’Angelo lo rese muto come punizione per non avergli creduto.

Perché tanta severità? In fondo Gesù perdonerà dubbi ben più importanti… qui assistiamo ad un espediente narrativo degno di un romanziere provetto: il (temporaneo) mutismo di Zaccaria serve ad insegnarci che, quando perdiamo le certezze e ci abbandoniamo al dubbio, è un po’ come se perdessimo Dio. Ma “senza di me non potete far nulla” (cfr. Giovanni 15,5). Ecco che senza Dio restiamo un po’ tutti muti, incapaci di esprimerci, incapaci di vivere. Ci inaridiamo, avvizzisce la nostra anima e perdiamo la capacità di esprimerci.

Per fortuna per Zaccaria, la sua punizione è transitoria. Quando, alla nascita di San Giovanni Battista, verrà interrogato sul nome da dare al proprio figlio, inizialmente prenderà la lavagnetta che usava per comunicare da quando era rimasto muto. Poi la lingua gli si scioglierà e tornerà a parlare. Non solo, come forma di ringraziamento proromperà in un eloquio magnifico che prenderà il nome di preghiera del Benedictus:

Benedetto il Signore, Dio di Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo,
e ha suscitato per noi una salvezza potente
nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti di un tempo:
salvezza dai nostri nemici
e dalle mani di quanti ci odiano.
Così Egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua Santa Alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo,
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge,
per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre
e nell’ombra della morte
e dirigere i nostri passi
sulla via della pace.

Zaccaria ritrova la fede, conferma che il nome del bambino sarà Giovanni e recupera la parola. Anche per noi, quando riscopriamo Dio, avviene un po’ come un miracolo: si aprono le corde vocali della nostra anima che può declamare la grandezza del Signore. Perché la vita, senza Dio, non ha senso.

Non permettiamo che la poca fede ci lasci muti, ma coltiviamo sempre nel nostro cuore quella fiducia che (grazie ad un miracolo) fa sì che anche le cose impossibili possano accadere #Santanotte

Alessandro Ginotta

La Sacra Famiglia Canigiani è un dipinto a olio su tavola (131×107 cm) di Raffaello Sanzio, databile al 1507 circa e conservato nell’Alte Pinakothek di Monaco. L’opera è firmata “RAPHAEL URBINAS” sulla scollatura della veste della Vergine.

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