Vai al contenuto

Il Vangelo in un barattolo di mais

Sarebbe bastato uno schiocco di dita per schiodare Gesù dalla croce. Ma non è così che dovevano andare le cose.

Sarebbe bastato uno schiocco di dita per schiodare Gesù dalla croce. Ma non è così che dovevano andare le cose.

Il mio in(solito) commento a:
Cercavano di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani (Giovanni 10,31-42)

E’ trascorso un anno esatto da quando ho scritto la pagina n. 348 di “Altri cento giorni con Gesù”. Pensavo solo di aggiungere la parola “fine” al libro, quando la pandemia si introdusse con prepotenza nelle nostre vite. Le ultime sessanta pagine del libro hanno visto la luce durante il primo lockdown, proprio mentre davanti ai nostri occhi scorrevano immagini che fino ad allora ritenevamo confinate soltanto nei film di fantascienza: medici ed infermieri con tute protettive, lo straziante suono delle sirene delle ambulanze, colonne di automezzi militari con il loro incredibile carico di dolore, interminabili pagine di necrologi… tutte queste esperienze sono entrate nel mio libro.

Perché esiste il male? Perché tanta sofferenza nel mondo? Perché Dio permette questa pandemia? Sono solo alcuni degli interrogativi che mi sono posto. La maggior parte degli scrittori, davanti a questi temi, si limita a porre delle domande per sollecitare la riflessione del lettore. Io non volevo fermarmi a questo, così ho deciso di mettermi in gioco: dopo aver meditato, pregato, letto e riletto infiniti passi della Bibbia e commenti dei Padri della Chiesa, ho proposto le mie risposte in Altri cento giorni con Gesù. Saranno quelle giuste? Per me sì. Ma è solo avvicinandosi al grande mistero di Dio che, a poco a poco, lo si può scoprire meglio.

Così oggi ho deciso di regalarvi questa pagina, che si riferisce proprio al brano di Vangelo che la Liturgia propone per oggi. Vi troverete l’atmosfera del primo lockdown:

Poco prima di mettermi a scrivere sono uscito sul terrazzino per gettare la spazzatura. E, tra le cose da buttare, c’era quel barattolo di mais vuoto. Un barattolo che, una volta caduto nel bidone dei rifiuti, ha fatto un gran tonfo. Ma, dopo il tonfo, dal fondo della strada, forse da centinaia di metri, ho udito un altro rumore. Mi ci è voluto qualche istante per realizzare che cosa lo avesse provocato, poi ho capito: era l’eco. Un’eco che mi ha raggelato! Uno esce sul terrazzino, nel pieno di un centro abitato, tra alti palazzi che si affacciano su un viale alberato e… dal fondo della strada gli risponde l’eco di un barattolo gettato tra i rifiuti. Ed ho visto: ho visto la strada deserta, dove fino a pochi giorni prima si incanalavano file interminabili di autovetture. Dov’erano i passanti? Dov’erano quei ragazzini chiassosi sulle loro rombanti motorette? Non c’erano più, solo il silenzio rotto dall’eco di un barattolo. 

Questa maledetta malattia non si accontenta di portarsi via molte, troppe vite, ma contagiando centinaia di migliaia di persone, saturando i nostri ospedali, mettendo in ginocchio la nostra economia, ci ha sottratto anche la nostra quotidianità. Un essere così piccolo, da risultare pressoché invisibile, ha messo in scacco il mondo intero. E allora, che colore assume questa pagina dell’evangelista Giovanni?

Ci parla di un Gesù braccato dai Giudei, che tentano di lapidarlo. Noi, uomini, minacciamo, insultiamo, rincorriamo, tentiamo di assassinare il Figlio di Dio. Eppure Cristo ha dimostrato, guarendo ammalati, risuscitando morti, scacciando demoni, sfamando folle, trasformando acqua in vino e perfino camminando sulle acque, di non essere un uomo normale: “se non credete a me, credete alle opere”.

Scopriamo anche che il Padre non ha “salvato” Gesù evitandogli la passione e la morte, come avremmo pensato e voluto noi. Sarebbe bastato uno schiocco di dita per schiodare Gesù dalla croce e far fuggire all’istante soldati e Giudei che lo avevano crocifisso. Ma non è così che dovevano andare le cose. Perché tutti noi sappiamo che, è attraversando la croce, e non scavalcandola, che Cristo ha potuto vincere la morte, con la Risurrezione. Gesù, non senza sofferenza, ha accettato la volontà del Padre. Anche noi, nonostante l’istinto umano voglia ribellarsi, dovremmo avere fiducia. E smettere di pensare che possiamo dettare a Dio le nostre leggi, e spiegargli come ci dovrebbe salvare. 

Questo flagello, questa terribile malattia, ci sta mettendo di fronte alla nostra piccolezza. Alla nostra boria che ci spinge a comandare tutto e tutti, perfino Dio. Un essere invisibile è finalmente riuscito a mettere a bada il nostro orgoglio. E spiegarci che non siamo immortali. Non siamo superuomini. San Giovanni Bosco ci ricorda che: “la guerra, la peste, la fame sono i flagelli con cui sarà percossa la superbia e la malizia degli uomini”. Forse dovevamo imparare questo.

Cara lettrice, caro lettore, queste sono le domande che ti propongo oggi: Nella mia preghiera sono capace di abbandonarmi completamente alla volontà del Signore, chiedendogli quello che Lui sa essere il meglio per me, oppure pretendo di insegnare perfino a Dio come aiutarmi meglio? Sono pronto ad accettare una volontà di Dio che non capisco?  

Gesù, in questo momento non vediamo la strada davanti a noi, non possiamo sapere con certezza dove ci porterà, ma vogliamo fidarci della Tua volontà. Non temiamo, perché sappiamo che Tu sei con noi e non ci lascerai mai affrontare il pericolo da soli. Noi crediamo in Te, Gesù ed attendiamo la salvezza. Quella che Tu vuoi per noi. #Santanotte amici. Dio ascolti sempre le nostre preghiere.

Alessandro Ginotta

Anton van Dyck, Crocifisso, 1627 ca. Genova, Museo di Palazzo Reale

Ricevi ogni mattina il commento al Vangelo via e-mail da La buona Parola

Iscriviti alla newsletter, è gratis e potrai cancellarti in ogni momento

Continue reading