
Il posto migliore? È l’ultimo!
Può un cieco guidare un altro cieco? Questa domanda ci trapassa come una freccia. Se non ne sentiamo il colpo, forse è il momento di mettersi il collirio dell’anima.
Il mio (in)solito commento al Vangelo di Luca 6,39-42
Qualche giorno fa ho riletto una poesia di Eric Pearlman che mi ha colpito al cuore:
Tienimi l’ultimo posto, Dio.
Quello che nessuno chiede.
Giù, in fondo al bus sgangherato
che ogni giorno trasporta
i pendolari della misericordia
dal peccato al perdono.
Queste parole mi hanno spiazzato. Perché, se ci pensi, tutti noi facciamo a gara per avere il posto in prima fila: nelle foto, nella carriera, persino nei gruppi di amici. Viviamo in un mondo dove conta apparire: filtri perfetti, selfie studiati, vestiti scelti con cura, corpi scolpiti come statue. Ma quanta fatica per tenere su questa maschera! E intanto l’essenza, quella vera, si perde dietro un’immagine patinata.
E così, accecati dall’ego, diventiamo ciechi… che provano a guidare altri ciechi. Già, perché è facile giudicare gli errori degli altri, puntare il dito, sentenziare come se fossimo maestri di vita. Ma quando ci fermiamo davanti allo specchio, cosa vediamo davvero? Siamo disposti a riconoscere le nostre mancanze?
“Perché guardi la pagliuzza nell’occhio di tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?” (v. 41). Quella trave pesa. E sai una cosa? A volte gli sbagli degli altri sono proprio lo specchio che ci permette di scorgere i nostri. Ogni difetto che notiamo può diventare una lezione per noi.
Cristo non è venuto per giudicare, ma per salvare. Non è un giudice che divide i buoni dai cattivi, ma un Padre che ama senza condizioni. Ha detto: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori” (Marco 2,17). Ecco il segreto: smettere di giudicare e iniziare a guardare con misericordia, con comprensione, con quell’amore con il quale ci guarda costantemente anche Lui. Dio.
Gesù ci offre un collirio speciale: perdono e misericordia. Due gocce che aprono gli occhi, che ci liberano dalla cecità dell’orgoglio, che fanno cadere la trave e ci ridanno la vista. Solo così possiamo imparare a guidare davvero, non dall’alto di un piedistallo, ma dal basso, dal posto che nessuno chiede, dove la misericordia si fa casa #Santanotte
Alessandro Ginotta

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