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I buoni e i cattivi…

I buoni e i cattivi...

Hai presente quando la maestra, un tempo, ti mandava alla lavagna, tracciava una lunga linea centrale e ti chiedeva di appuntare da un lato i nomi dei compagni “buoni” e dall’altro quello dei “cattivi”? Ecco, nulla di più sbagliato, almeno se pensiamo a Dio…

Il mio in(solito) commento a:

Raccolgono i buoni nei canestri e buttano via i cattivi (Mt 13,47-53)

Se gli apostoli sono “pescatori di uomini” (cfr. Mc 1,17) allora il Regno dei Cieli è come una enorme rete da pesca. “Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo” (v. 48). E… “Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti” (vv. 49-50). Certo l’inferno esiste. È lo stesso Gesù a descriverlo come una fornace ardente dove ci sono “pianto e stridor di denti”. Ma la mia speranza è che non sia così facile caderci dentro.

Proviamo a riflettere: può Dio, che ha creato il mondo e l’uomo a sua immagine e somiglianza, che ci ha amati a tal punto da inviare sulla terra il proprio figlio a morire per noi, a farsi Pane per la nostra salvezza, può questo Dio che non attende altro che un nostro accenno di pentimento per perdonarci, trasformarsi dopo la nostra morte in un giudice severo pronto a pesare la nostra anima con una bilancia e spedirci senza possibilità di replica all’inferno sulla base dei nostri peccati? Lo credi davvero possibile? O forse, ad attenderci quando avremo varcato la soglia della morte, troveremo un Padre buono: quel Pastore che non esita lasciare le novantanove pecorelle per inoltrarsi nel deserto a cercare la centesima che si sarà smarrita? E forse quel Padre buono non avrà il volto del genitore del figliol prodigo? Non sarà pronto a gettarci le sue braccia al collo, stringerci forte, vestirci della nostra veste migliore, metterci l’anello al dito e preparare una gran festa?

Io sono certo che sia così, perchè “ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Lc 15,7). Forse questo Padre non attenderà il nostro estremo pentimento anche allora? Perché Dio non vede l’ora che noi torniamo da Lui. E se in quel momento ci sciorinerà davanti la lista dei nostri peccati, lo farà solo per suscitare il nostro pentimento, non per gettarci irrimediabilmente nella fornace ardente!

Dio sarà lì, come un Padre buono, pronto a stracciare la lista delle nostre mancanze e dei nostri errori ad un nostro minimo gesto di pentimento. Egli ci accompagnerà alla porta del Paradiso e ci chiederà se vorremo entrare. A quel punto saremo noi a dover decidere se accogliere o meno il suo invito. Certo, potremo non pentirci, siamo liberi di farlo perché il grande amore di Dio ci ha concesso perfino la facoltà di sbagliare. Saremo liberi perfino di dannarci con le nostre stesse mani: potremo rifiutare il perdono di Dio ed allontanarci definitivamente dalla sua presenza, un po’ come fece il demonio. Allora dentro di noi si aprirà l’inferno della disperazione, dell’odio, del male e iallora sì che il nostro cuore diverrà quella fornace ardente pronta a consumarci per l’eternità! Ecco che si preparerà per noi una vita (eterna) fatta di (rim)pianto e stridor di denti! Ma se decideremo di accogliere l’offerta di Dio, se accetteremo il suo amore, il suo perdono, allora saremo salvi. Pensiamo alle parole di Gesù: “Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura” (Gv. 17,12). Se Dio dà la sua vita per salvarci, non può perderci per una manciata di peccati, a meno che noi, come il fratello del figliol prodigo, non rifiuteremo di entrare in casa. #Santanotte Non rifiutiamo l’amore di Dio, ma estendiamolo sempre a chi ci sta accanto. Così anche noi, nel nostro piccolo, diventeremo pescatori di uomini

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è “Salvator mundi” di Hans Memling, olio su tavola, diametro 27.3 cm, The Met, New York

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