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Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida!

Qual è il peccato peggiore?

Non stupirti, perché è successo anche a Gesù! È più facile essere apprezzati per i propri meriti in un ambiente estraneo, piuttosto che nella cerchia delle persone vicine. Perché accade?

Il mio in(solito) commento a:
Chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato (Luca 10,13-16)

Talvolta è l’abitudine. Sei talmente conosciuto da vicini e compaesani, che ormai non fanno più caso alle tue azioni: “Non è costui il figlio del falegname?” (Matteo 13,55). Anche a me è capitato di ottenere risultati migliori presentando un libro (o un progetto) lontano da casa: ho incontrato persone che, avendo saputo del mio arrivo, hanno percorso centinaia di chilometri per ascoltarmi, mentre amici che conosco da sempre non sempre partecipano agli eventi più vicini. Però oggi proveremo a guardare le cose da un’altra angolazione: immagina Dio. Chi di noi non vorrebbe sapere com’è davvero? Il solo fatto che tu stia leggendo queste righe significa che stai cercando Dio. Che lo vorresti incontrare. Eppure c’è chi Dio l’ha conosciuto, anche da vicino, e l’ha rinnegato.

«Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai!» (vv. 13-15). Scopriamo così che, proprio i concittadini di Gesù, abitanti di Cafarnao, rischiano più grosso rispetto agli abitanti di due città licenziose come Sodoma e Gomorra. Ma perché?

Perché Cafarnao era un po’ il centro della vita di Cristo. Il luogo dove Gesù dimorava. La città di Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni… Località, come le vicine Corazìn e Betsàida, dove Gesù concesse ogni sorta di miracolo, hanno potuto vedere il Figlio di Dio all’opera, e non sempre lo hanno accolto.

Leggiamo nel Catechismo della Chiesa Cattolica: “Scegliere deliberatamente, cioè sapendolo e volendolo, una cosa gravemente contraria alla Legge divina e al fine ultimo dell’uomo è commettere un peccato mortale. Esso distrugge in noi la carità, senza la quale la beatitudine eterna è impossibile. Se non ci si pente, conduce alla morte eterna“. E’ questo il principio di questo brano: chi sbaglia senza sapere può venire perdonato, ma chi sa e non mette in pratica…

Un po’ come un maestro rimprovera severamente l’allievo capace che, non studiando a fondo, si dimostra impreparato, mentre, lo stesso maestro, è sempre pronto a giustificare l’allievo meno dotato che proprio quel capitolo non riesce a comprenderlo…

Ma c’è qualcosa di ancora peggio. Pensiamo agli angeli caduti: «Dio non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò in abissi tenebrosi, tenendoli prigionieri per il giudizio» (2 Pietro 2,4). Ed anche: «Il Signore tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del grande giorno, gli angeli che non conservarono il loro grado ma abbandonarono la propria dimora» (San Giuda Taddeo 6).

Fin dal peccato originale, il maligno vessa ed infastidisce l’uomo. Proprio non lo può sopportare. Perché l’uomo viene amato da Dio, mentre lui, il Male, è stato scacciato dai cieli. Un tempo, infatti, Lucifero ed i demoni erano angeli. Creature celesti che stavano al cospetto di Dio. Ma l’orgoglio si fece strada in loro. Non accettarono l’autorità di Dio e si ribellarono. La loro fu una libera scelta, perché Dio, nella sua infinità bontà, concesse alle creature celesti, così come a noi uomini, sue creature terrestri, il libero arbitrio. La facoltà di decidere in autonomia, la possibilità di scegliere tra il bene ed il male. E, quella di trasformarsi in demoni rinunciando a Dio, fu la scelta di questi angeli corrotti. Una scelta che non si può proprio perdonare.

Ma perché Dio, che con noi è tanto generoso e paziente, tant’è che è pronto a perdonare ogni nostro errore, ed anche il più grave dei nostri peccati, non perdonò gli angeli ribelli? Proprio per via della loro conoscenza. Essi avevano ben chiara la differenza tra il bene ed il male. Ed hanno scelto il male. La consapevolezza della loro scelta, piena e nitida, li ha marchiati definitivamente. Gli angeli ribelli non potranno venire perdonati, perché sapevano bene quello che stavano facendo. Essi hanno una conoscenza molto più completa della nostra, non “sbagliano” ma agiscono nella pienezza della loro coscienza. Ed in questa consapevolezza scelgono volutamente il male.

Ecco che siamo chiamati tutti a fare un bell’esame di coscienza: dobbiamo capire, quando sbagliamo, se compiamo il male consapevolmente (ed in tal caso facciamo una gran brutta azione), oppure se il nostro errore è causato più dall’ignoranza (allora la nostra colpa è molto meno grave). Ma che cosa manca, allora, ai demoni, che pur hanno chiara l’identità di Gesù Cristo più di tutti gli altri? A loro mancano la carità e l’amore. I sentimenti che più ci avvicinano a Dio, che è amore.

E il più alto di tutti i comandamenti ci dice: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze, e il prossimo tuo come te stesso”. Questo, i demoni non lo vogliono fare. Ecco perché noi, agli occhi di Dio, valiamo di più!

San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; sii tu il nostro sostegno contro la perfidia! e le insidie del diavolo! Che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli. E tu o Principe della milizia celeste, con la potenza divina, ricaccia nell’inferno satana e gli altri spiriti maligni, i quali errano per il mondo per far perdere le anime. Amen! #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “San Michele Arcangelo sconfigge il demonio” di Guido Reni, 1630, olio su tela, 293x202cm, Santa Maria della Concezione, Roma

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