Attenzione amici, perché un Gesù incendiario cammina in mezzo a noi ed è pronto a fare scoccare una scintilla che divamperà in un gran fuoco: quello dell’amore.
Il mio in(solito) commento a:
Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione (Luca 12,49-53)
Certo è un incendiario un po’ “burlone” questo Gesù che parla d’amore, di pace, di beatitudine, di comunione… ma poi porta la divisione. Com’è possibile? Seguire Gesù comporta rinunciare al male, all’egoismo e scegliere il bene, la verità, la giustizia, anche quando ciò richiede sacrificio e rinuncia ai propri interessi. E questo sì, divide; lo sappiamo, divide anche i legami più stretti. Ma attenzione: non è Gesù che divide! Lui pone il criterio: vivere per se stessi, o vivere per Dio e per gli altri; farsi servire, o servire; obbedire al proprio io, o obbedire a Dio. Ecco in che senso Gesù è «segno di contraddizione» (Lc 2,34).
Sapete amici, questa sera, mentre leggevo queste righe scritte da san Luca, ho immaginato un talk-show televisivo, di quelli nei quali persone con forti convinzioni si infervorano, si “infuocano” e il pubblico si divide in fazioni, una pro e l’altra contro. Entrambe profondamente convinte di trovarsi nel giusto. Anzi, nell’unico giusto possibile. Se questo esempio è ben poco edificante e non ha nulla di cattolico, perché manca completamente l’amore, rende bene l’idea del fuoco che divampa a divorare il nostro cuore quando dentro di noi si accende una passione.
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso» (v. 49). Molte volte, amici, vi ho parlato della scintilla di Dio che brilla nella nostra anima. Una fiammella che Dio stesso ha posto in noi, e che ci accompagna per tutta la vita. Se, lungo il nostro cammino, incroceremo i passi di Gesù, allora la fiammella non resterà più lì a languire, ma si trasformerà in un fuoco dirompente, capace di incendiare la nostra anima e trasmettere il calore anche a quelle di chi ci sta accanto.
Gesù ci chiama a diffondere nel mondo questo fuoco, grazie al quale saremo riconosciuti come suoi veri discepoli. Il fuoco dell’amore, acceso da Cristo nel mondo per mezzo dello Spirito Santo, è un fuoco senza limiti, è un fuoco universale. Questo si è visto fin dai primi tempi del Cristianesimo: la testimonianza del Vangelo si è propagata come un incendio benefico superando ogni divisione fra individui, categorie sociali, popoli e nazioni. La testimonianza del Vangelo brucia, brucia ogni forma di particolarismo e mantiene la carità aperta a tutti, con la preferenza per i più poveri e gli esclusi.
Un fuoco che divampa con il nostro Battesimo. La candela accesa al cero pasquale durante la cerimonia di iniziazione cristiana, raffigura proprio la presenza viva di Cristo, da custodire, difendere e dilatare in noi, è lampada che rischiara i nostri passi, luce che orienta le nostre scelte, fiamma che riscalda i cuori nell’andare incontro al Signore, rendendoci capaci di aiutare chi fa la strada con noi, fino alla comunione inseparabile con Lui. Un fuoco che viene ancora rinnovato e rinvigorito con il Sacramento della Confermazione e perfino ogni volta che ci riavviciniamo a Dio tramite il Sacramento della Riconciliazione. Vedete, amici cari, quante volte Dio si avvicina a noi e ci aiuta a tenere acceso questo fuoco? Vedete quante occasioni ci dà per essere uomini e donne migliori? E allora noi dobbiamo sforzarci, a nostra volta, non solo di proteggere questa fiamma dalle tentazioni di questo mondo, ma anche di tentare di alimentarla con il nostro desiderio di infinito: con il nostro desiderio di cercare Dio, anche nelle piccole e grandi cose di ogni giorno.
#Santanotte amici, questo desiderio riscaldi il nostro cuore e ci aiuti, non solo a perdonare, ma anche ad imparare ad amare, nonostante il suo male, chi ce lo ha fatto
Alessandro Ginotta
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