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Gesù Bambino era un migrante perseguitato?

Giotto, presentazione al tempio di Gesù, Cappella degli Scrovegni, Padova

Dio, incarnandosi, non ha scelto di scrivere la storia dalla parte delle stelle, ma da quella dell’uomo.

Il mio in(solito) commento a:
Anna parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione (Luca 2,36-40)

Per molte popolazioni Dio è un essere supremo, inavvicinabile, potentissimo, anzi, onnipotente. Ma Dio, nella sua grandezza, ci stupisce sempre. Sì, perché Dio, incarnandosi, non ha scelto di scrivere la storia dalla parte delle stelle, ma da quella dell’uomo.

Amici, avete mai guardato in un cannocchiale? Da un lato tutto appare più grande e vicino di quanto sembra. Osservando dall’altro lato, invece, anche le cose grandi e vicine appaiono minuscole. Così come sono minuscole tutte le cose materiali di questo mondo a confronto di quelle spirituali. Allora, Dio, onnipotente, che sempre ci invita a guardare alle cose di lassù e a non preoccuparci per le cose di questo mondo, ha compiuto un gesto rivoluzionario: è nato Bambino, non grande condottiero. E’ nato povero, in un umile giaciglio in mezzo a paglia e fieno, non in una casa sontuosa.

Dopo la sua nascita, Maria e Giuseppe furono costretti ad abbandonare tutto e fuggire in un paese straniero, come migranti che lasciano ogni cosa per cercare rifugio in mezzo ad un altro popolo. Ed anche nel brano di Vangelo che leggiamo oggi emerge un segno di questa povertà.

Parliamo della presentazione al tempio di Gesù. La Legge di Mosè prescriveva che, dopo alcuni giorni dalla nascita di un bambino, i genitori lo presentassero al tempio, facendo un’offerta ai sacerdoti. Questa offerta, si legge nel Levitico, era costituita da “un agnello di un anno” (Levitico 12,6). La Bibbia prescriveva anche come si sarebbe dovuto comportare un genitore più povero: “se non avrà i mezzi per offrire un agnello, prenderà due tortore o due colombi: uno per l’olocausto e l’altro per il sacrificio espiatorio” (Levitico 12,8). Ed è proprio così che verrà presentato Gesù, con l’offerta più povera: due colombe.

Un gesto così semplice e frugale, per un evento tanto atteso, solenne ed importante. Cinquecento anni prima della nascita di Cristo, il profeta Malachia annunciò: “Entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate; l’Angelo dell’Alleanza, che voi sospirate” (Malachia 3,1). Quella a cui assistiamo in questa pagina di Luca non è un semplice accompagnare il bambino dai sacerdoti per un’offerta, ma rappresenta il simbolo di un vero e proprio sacrificio: quello della vita di Gesù. Scrive San Paolo nella Lettera agli Ebrei: “Entrando nel mondo Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà” (Ebrei 10, 5-7). La Presentazione di Gesù al Tempio altro non è che l’annuncio… oggi oseremmo dire “lo spoiler”… del più grande sacrificio sul Golgota.

Lo sa bene Maria, protagonista di entrambi gli episodi, che qui verrà colpita dalle parole di Simeone, anziano, giusto e timoroso di Dio, al quale lo Spirito Santo aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore (cfr. Luca 2, 26).

L’incontro tra la Madonna e Simeone avvenne davanti alla porta di Nicanore, il luogo in cui il sacerdote incaricato attendeva i genitori che offrivano il sacrificio per sé o per i loro figli. Lì, Maria e Giuseppe, si misero in fila. Fu lì che Simeone riconobbe Gesù e, con il volto raggiante di gioia, disse: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele” (Luca 2, 27-32). Parole inequivocabili che devono aver fatto balzare il cuore a Maria, perché le avranno ricordato l’Annuncio dell’Angelo.

Ma, subito dopo, la gioia di Simeone si spense, perché fu chiaro, dalle sue parole, che Gesù avrebbe compiuto la sua missione mediante la sofferenza; e la Madonna si trovava misteriosamente associata al dolore del Figlio. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua Madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Luca 2, 34-35).

Anche Anna, un’anziana di oltre ottant’anni, si associò all’annunzio di Simeone, perché sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme (Luca 2, 38).

Dio, nella sua grandezza, si è fatto piccolo come un Bambino, il più umile dei bimbi. Per entrare nel mondo attraverso una strada di semplicità, estremo amore, ma anche di dolore. Perché così è Dio: Egli sa vincere anche dove chiunque altro avrebbe perduto, cioè attraverso la Croce. Un terribile strumento di morte che Dio userà per trasmetterci il suo messaggio di Vita, Risurrezione e speranza.

#Santanotte amici cari, non dimenticate mai che è proprio quando il buio si fa più fitto e tutto sembra avvolto nelle tenebre, che la notte inizia a volgere verso l’alba e la luce di un nuovo giorno. Luce e speranza non abbandonino mai il vostro cuore. Dio vi benedica amici cari!

Alessandro Ginotta

L’immagine di oggi è: “La Presentazione di Gesù al Tempio”, di Giotto da Bondone, 1205, affresco, 203×200 cm, Navata, parete destra, registro centrale, riquadro al centro, Cappella degli Scrovegni, Padova

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