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La generosità sovrabbondante di Dio

La generosità sovrabbondante di Dio

Gesù ci sprona a desiderare di poter spostare le montagne. Sì, perché la fede che Dio ci chiede è una forza rivoluzionaria che agisce dentro e fuori di noi. È la fede che non si piega al ricatto della realtà, ma che la trasforma, permettendo anche all’impossibile di accadere!

Il mio in(solito) commento a:
Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla (Matteo 14,13-21)

Ma come, Gesù!? Non sai che “cinque pani e due pesci” (cfr. v. 17) non bastano? Lo pensa Filippo, che di matematica se ne intende, tant’è che sta calcolando quanti denari ci vorranno per sfamare le cinquemila bocche che si trova davanti. Lo pensa Andrea, che da buon pescatore, i pesci li conosce bene. E la stessa idea la condividiamo anche noi. Vero?

Avremo tutti letto questo brano decine e decine di volte, e chissà quante altre l’avremo sentito proclamare in Chiesa. Eppure, se d’incanto noi venissimo catapultati duemila anni nel passato, trovandoci immersi nella scena, guardando quelle tuniche mosse dal vento, osservando quegli occhi stanchi, quei visi sudati, la sabbia tra i calzari e sui piedi scalzi, anche noi saremmo tentati di pensare che cinque pani e due pesci non potranno bastare per tutti. Eppure, se avessimo fede, sapremmo che, proprio con la fede, si possono spostare perfino le montagne! (cfr. Marco 11,22-24).

Io vi ho accompagnati, con la fantasia, nel deserto sull’altra sponda del mare di Galilea. Ma se ora vorremo provare a guardare dall’altra parte dello specchio, là dove si trovano le nostre case, là dove trascorrono le nostre vite, in mezzo ai nostri problemi, alle nostre difficoltà quotidiane, in mezzo alla malattia, e talvolta in mezzo a piccole gioie, scopriremmo che anche lì Gesù ci invita ad avere fede.

Ci sprona a desiderare di poter spostare le montagne. Sì, perché la fede che Dio ci chiede è una forza rivoluzionaria che agisce dentro e fuori di noi. È la fede che non si piega al ricatto della realtà, ma che la trasforma, permettendo anche all’impossibile di accadere. È una fede coraggiosa, che non si ferma davanti a nulla e nessuno. È una speranza contro ogni speranza. E, se saremo capaci di coltivare questa virtù, scopriremo anche noi che, da cinque pani e due pesciolini, potremo non solo tirare fuori tutto quel che servirà per sfamare le folle, ma addirittura potremo riempire dodici ceste con gli avanzi (cfr. v. 20).

Perché la risposta di Gesù, alla nostra fede, è sempre di una generosità sovrabbondante. Lui non si ferma a pensare se pochi pani e pochi pesci potranno bastare. Lui è sicuro che basteranno. Ed avanzeranno. Chi possiede questa fede, anche se solo un pizzico, come un granellino di senape, potrà fare cose che, ai più, sembrano impossibili. A tutti noi, che vogliamo credere, che vogliamo avere fede, Gesù chiede di non rinchiuderci nei nostri schemi asfittici e riduttivi, di non affidarci al calcolo ed alla ragione, ma di alzare lo sguardo oltre l’orizzonte e contemplare la vastità del cielo. La vastità di Dio. E lasciare che, i nostri pensieri, vengano trasportati dall’alito dello Spirito Santo “che soffia dove vuole e quando vuole” (cfr. Giovanni 3,8). #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “La Moltiplicazione dei pani e dei pesci”, di Anton Ritter von Perger, 1838, 125.5 x 190.5 cm, Kunsthistorisches Museum, Vienna

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