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Federico Ozanam, uomo, studente, beato

Il 9 settembre si celebra la memoria liturgica del Beato Antonio Federico Ozanam, principale fondatore della Società di San Vincenzo De Paoli.

Mi tornano in mente le parole che San Giovanni Paolo II rivolse, nel lontano 1983, ai membri della Società di San Vincenzo De Paoli, in occasione dei 150 anni dalla sua fondazione, quando, parlando di Federico Ozanam, diceva: «Si rimane strabiliati da tutto ciò che ha potuto intraprendere per la Chiesa, la società, per i poveri, questo studente, questo professore, questo padre di famiglia, dalla fede ardente e dalla carità creativa, dal corso della sua vita consumatasi troppo presto! […] Ozanam si era anche e prima di tutto preoccupato di far fronte all’indifferenza religiosa e alla mancanza di fede dei suoi tempi. Ma aveva ben compreso che lavorare ad alleggerire la miseria dei poveri era il modo di mettere in pratica il Vangelo e nello stesso tempo di ravvivare la fede, di fortificarla e di renderla credibile. […] Non si può d’altra parte opporre giustizia e carità. Ozanam stesso ha preconizzato audaci misure per migliorare, giustamente, le condizioni di vita dell’ambiente operaio nascente. Fu uno dei precursori del movimento sociale coronato dall’enciclica Rerum Novarum. Ma sapeva anche che la carità non attende: essa aiuta l’uomo concreto che soffre oggi. Vi sono ancora senza dubbio persone che pensano che la carità che voi praticate rischi di frenare, con i suoi piccoli sollievi, il processo necessario per creare una società umana interamente rinnovata e liberata dall’ingiustizia. Ciò non vi deve preoccupare. Certamente, bisogna sempre prendere posizione contro l’ingiustizia, e precisamente per proteggere a lungo termine i piccoli e i poveri di cui tanto vi preoccupate. Ma è la stessa carità che suscita l’uno e l’altro sforzo. E non è sufficiente riflettere generosamente sull’amore verso l’umanità intera: bisogna amare concretamente quello che il Vangelo chiama il prossimo, che ci è vicino o a cui ci si avvicina. Ogni sistema sociale, anche se si vuole fondato sulla giustizia e anche ogni aiuto organizzato, che certamente è molto necessario, non dispenserà l’uomo dal volgersi con tutto il suo cuore verso il suo simile. È questo anche il suo modo di amare Dio che non vede (cf. 1 Gv 4, 20)» (San Giovanni Paolo II, Discorso ai membri della Società di San Vincenzo De Paoli, 28 aprile 1983).

Federico Ozanam, fondatore della Società di San Vincenzo, è un esempio di carità e santità laicale. Nato a Milano nel 1813 (il padre era nell’esercito napoleonico), dopo Waterloo rientrò in patria. A Parigi si legò ai circoli intellettuali cattolici intorno al fisico André-Marie Ampère e a Emmanuel Bailly. Nel 1833 diede vita alle Conferenze che insieme, formano la Società di San Vincenzo De Paoli, un’istituzione «cattolica, ma laica; povera, ma carica di poveri da sollevare; umile, ma numerosa» secondo una definizione che ne diede lo stesso fondatore. Federico Ozanam si laureò in Legge e Lettere, insegnò alla Sorbona, fu accademico della Crusca di Firenze. Nel 1841 si sposò ed ebbe una figlia. Sempre in viaggio per l’Europa, però, trovava sempre tempo da dedicare al suo mondo povero, alla Società di San Vincenzo, che seguì e stimolò nel suo sviluppo. Morì a Marsiglia nel 1853. È stato proclamato beato da Papa Giovanni Paolo II a Parigi il 27 agosto 1997.


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