• La Buona Parola - il blog di Alessandro Ginotta
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È nel litigio che c’è più bisogno d’amore

È nel litigio che c’è più bisogno d’amore

La correzione fraterna. Quando litighi, non dimenticarti di amare!
Se c’è un problema, se tuo fratello sbaglia, proprio lì c’è più bisogno di te.

Il mio in(solito) commento a:
“Se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello” (Matteo 18,15-20)

A tutti capita di discutere: con un collega, un amico, un familiare. Basta poco: due punti di vista che si scontrano, un gesto che ferisce, un’omissione che pesa. E così, a volte, la voce si alza. In questo Vangelo, Gesù non ci chiede di evitare ogni conflitto. Ci chiede qualcosa di più difficile e più bello: “Quando litighi, non dimenticarti di amare”. Perché, se c’è un problema, proprio lì serve la tua presenza. Proprio lì serve il tuo amore.

La correzione fraterna non è denunciare, non è parlare alle spalle, non è mettersi in cattedra a dare lezioni. È un atto d’amore: mostrare, con dolcezza, a chi sbaglia dove si è allontanato dal bene.

Certo, l’orgoglio può giocare brutti scherzi: potremmo credere di avere ragione quando non è così. Ma anche questo si supera con l’amore. Ecco perché Gesù suggerisce di iniziare con un dialogo a tu per tu (v. 15). Se non basta, coinvolgere una o due persone di fiducia (v. 16). Insieme, con rispetto, sarà più facile capire chi sta sbagliando. E se anche così il fratello resta ostinato, allora si può chiedere alla comunità di farsi vicina (v. 17). Ma sempre con cautela e rispetto: perché l’obiettivo non è umiliare, ma aiutare a ritrovare la strada.

Quando c’è l’amore vero, quello che Dio ci ha mostrato nella parabola del Padre misericordioso, la correzione non è un rimprovero freddo, ma un gesto che include, che riaccoglie, che abbraccia. È la mano che rialza, non il dito che punta.

“Quando era ancora lontano, il padre lo vide, fu preso da compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò” (Luca 15,20). Questo è l’amore che Gesù ci chiede: non il pubblico scherno, ma il cuore aperto di un padre che corre verso il figlio smarrito, lo riveste di dignità, lo invita alla festa (Luca 15,22-24). Dio non è un giudice pronto a condannare: è un Padre pronto a perdonare.

E poiché siamo fatti a sua immagine e somiglianza, anche noi siamo chiamati a fare lo stesso: correggere con benevolenza, accogliere con amore. Non punire. Ecco il cuore di questo Vangelo: imparare a guardare l’altro con gli occhi di Dio. #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Cristo benedicente”, di El Greco, 1600, olio su tela, 73.00 x 56.50 cm, National Galleries of Scotland, Edinburgh

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