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È fuori di sè

È fuori di sè

Nella profezia c’è sempre una vena di follia: quella che ti fa vedere le cose non come ci ha abituati il mondo che ci circonda, ma come esse sono realmente nel Regno di Dio. Capita, anche nella Bibbia, di incontrare donne e uomini che vengono scambiati per pazzi. Vuoi “impazzire” un po’ insieme a me? Seguimi nel mio

in(solito) commento al Vangelo:
I suoi dicevano: «E’ fuori di sé» (Mc 3,20-21)

San Paolo ha scritto parole “profetiche” su questo: “L’uomo naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle” (1Corinzi 2,14). Quando non comprendiamo qualcosa, quando quel qualcosa sembra così “altro” rispetto a noi, è facile scambiarlo per follia. “Tra i perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo che vengono ridotti al nulla; parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Sta scritto infatti: ‘Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano’. Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio” (1Corinzi 2,6-10).

E così, lo Spirito Santo che abita nel cuore di chi lo accoglie, ti può rendere capace di vedere al di là del muro imposto dai confini del mondo, superare le barriere dell’immanente e percepire un po’ come guardando attraverso uno squarcio, una porzione di trascendente: il bello della vita con Dio. A quel punto tu stesso diventerai in qualche modo profeta, perché la bellezza è talmente intensa e grande, da non poter essere trattenuta e deve essere riversata attraverso le parole, raggiungendo anche chi non la conosce e perfino chi non crede.

Anche oggi il mondo ha bisogno di vedere nei discepoli del Signore dei profeti, cioè delle persone coraggiose e perseveranti nel rispondere alla vocazione cristiana. Persone che seguono la “spinta” dello Spirito Santo, che le manda ad annunciare speranza e salvezza ai poveri e agli esclusi; persone che seguono la logica della fede e non del miracolismo; persone dedicate al servizio di tutti, senza privilegi ed esclusioni. In poche parole: persone che si aprano ad accogliere in sé stesse la volontà del Padre e si impegnino a testimoniarla fedelmente agli altri.

Dio chiede a ciascuno di noi di essere quel profeta coraggioso che non guarda in faccia a nessuno. Ci domanda di prestare la nostra voce, le nostre gambe e le nostre braccia a Gesù.

Nell’era dominata dall’egoismo, in un tempo in cui ciascuno di noi è più abituato a parlare, che ad ascoltare, è importante non chiudere il nostro cuore, ma aprirlo all’amore di Dio che vi si riversa dentro. È importante imparare ad ascoltare la voce di Dio. E riproporla a chi, ancora, non la conosce. Perché le ultime parole di Gesù, prima di salire al cielo, sono state: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura” (Marco 16,15).

Citerò di nuovo San Paolo: “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (cfr. Galati 2,20). È quando rinunciamo al nostro egoismo, quando svuotiamo il nostro “io” di tutte le sue boriose certezze e ci mettiamo nelle mani di Dio, quando lasciamo che il suo pensiero prenda il posto delle nostre idee, quando permettiamo alla sua volontà di essere più forte della nostra, che facciamo un capolavoro: allora la nostra anima risplende, non della nostra luce, ma di quella di DioAllora le nostre labbra diventano strumenti di Dio e pronunciano parole che davvero lasciano il segno nel cuore di chi ci ascolta. È un’esperienza unica ed intensa che trasforma noi stessi, prima ancora di chi ci ascolta. Perché Dio opera miracoli in chi si lascia guidare da Lui.

Non uccidere il profeta scomodo che vorrebbe parlare attraverso di te, ma offrigli le tue labbra, le tue braccia e le tue gambe. Il mondo ha bisogno di profeti, non temere di esserlo! #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Incredulità di san Tommaso”, di Paolo Morando, detto il Cavazzola, 1520, olio su tela, 145×173 cm, Verona, Museo del convento di Santa Chiara

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