Date a Cesare quel che è di Cesare…

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Eh no, le cose di Dio, l’anima, l’amore, la bontà, il perdono, l’umiltà, la compassione, non si comprano con il denaro. Il mio in(solito) commento a:

Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio (Marco 12,13-17)

Certo che quando uno è marcio dentro… guardate questi farisei, in bella compagnia con gli erodiani: preparano un tranello a Gesù tentando di farlo cascare, proprio sul loro terreno. Ma questa furfanteria si rivolterà contro di loro come un boomerang: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?» (cfr. v. 14). Vorrebbero prendere in castagna Gesù. Nella loro mente corrotta stanno pensando: se lui risponderà che non è lecito pagare il tributo lo accuseremo perché tradisce lo stato e fomenta la rivolta contro il potere; se invece risponderà che è giusto pagare si metterà contro il popolo. Ed era proprio questo il loro obiettivo: togliere credibilità e consenso a Gesù. Pensavano di avere la vittoria in mano. In ogni caso, ritenevano di potersi liberare di Gesù. Un profeta di giustizia avrebbe molto probabilmente confermato che è corretto pagare le tasse a Cesare, l’invasore romano, facendosi così nemico il popolo di Israele, vessato dai conquistatori.

Ma la cattiveria rende miopi. E così farisei ed erodiani non si accorgono del loro errore: aver sottovalutato Gesù.

Chi erano questi erodiani? Al contrario dei farisei non erano religiosi, ma uomini politici, seguaci di Erode il Grande, il re che ordinò la strage degli Innocenti e di Erode Antipa, il tetrarca  che fece decapitare Giovanni Battista. Accomunati ai farisei per il loro essere perfidi e corrotti, in questo episodio dimostrano che la loro stessa corruzione genera in loro pensieri corrotti. Ed impedisce loro di ragionare con lucidità.

Omuncoli insignificanti, privi di qualsiasi levatura morale ed incapaci di seguire qualsiasi principio contrario al proprio tornaconto, restano spiazzati dalla risposta di Gesù:  “Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo»” (v. 15). “Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui”. (vv. 16-17).

Il Regno di Dio non ha nulla a che vedere con questo mondo: «Il mio Regno non è di questo mondo» (Giovanni 18,36). Le cose di Dio, l’anima, l’amore, la bontà, il perdono, l’umiltà, la compassione, non si comprano con il denaro. E’ un bello schiaffo morale quello che Gesù da a questi rappresentanti di farisei ed erodiani che gli vorrebbero tendere un tranello.

Ed ecco che, chi di spada ferisce… di spada perisce: proprio questi uomini corrotti che, ritenendosi profondamente “giusti”, vorrebbero stigmatizzare l’uso politico della religione e mettere così in difficoltà Gesù, finiscono per dimostrarsi essi stessi scorretti e vengono ripagati con la loro stessa moneta: “non sono io ad essere corrotto – è come se rispondesse Gesù – ma voi, che strumentalizzate la politica sfruttandola per giudicare principi che, in quanto religiosi, sfuggono alle consuetudini ed alle leggi della politica e della natura”.

La moneta è moneta, ed è fatta della stessa materia del mondo. Può essere d’oro, d’argento o di qualunque metallo, ma è sempre materia, e come tale corruttibile. Ricordiamo sempre che Dio ha tratto Adamo dal fango: “Dio formò l’uomo dal fango della terra, gli insufflò nelle narici un alito di vita e l’uomo divenne anima vivente” (Genesi 2,7). E sta proprio qui la chiave di tutto: l’uomo, senza Dio, è solo un agglomerato di polvere. Elementi chimici senz’anima. A fare la differenza, amici cari, è proprio quel soffio vitale che accende la nostra anima. Ecco la grande dualità dell’uomo: da un lato essere materiale, attratto dal mondo, dalla ricchezza, dal potere, dal successo ad ogni costo. Dall’altro lato l’anima, la parte rivolta a Dio.

La fede, l’amore, l’attenzione per gli ultimi e per chiunque soffra, sono beni che non hanno prezzo.

Esistano pure denaro e ricchezze, ma sono su un altro piano, che non si interseca con quello di Dio, fintantoché con queste ricchezze materiali non commettiamo del male agli altri. Però non deve accadere che, per accumulare questi tesori terreni, noi contravveniamo a uno di quei principi di giustizia, carità ed amore che costituiscono i valori sui quali la nostra fede è fondata.

#Santanotte amici, la luce che brilla nella vostra anima sia sempre più forte del bagliore dell’oro che luccica. Perché quella dell’oro è solo luce riflessa, invece nella vostra anima sfavilla la luce di Dio (cfr. Matteo 6,19-23)

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “La moneta del tributo” di Anthony van Dyck, 1625, olio su tela, 114.5×103.3 cm, collezione privata (Sotheby’s)

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