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Dalla purezza dell’acqua al fuoco dell’Amore

Corpus Domini Dalla purezza dell'acqua al fuoco dell'Amore

Parte da una brocca d’acqua il viaggio che ci porterà a riscoprire il fuoco dell’Eucaristia!

Il mio in(solito) commento a:
Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue (Marco 14,12-16.22-26)

Una brocca d’acqua: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi» (Marco 14,13-15). Non è strano come un elemento così semplice come una brocca d’acqua venga utilizzato per introdurre un momento tanto solenne come l’Ultima Cena? Eppure non è la prima volta che, nella Bibbia, incontriamo, in un punto chiave, qualcuno che sta andando ad attingere acqua. Mi viene in mente il passo della Genesi in cui il servo di Abramo incontra Rebecca, la futura moglie di Isacco, al pozzo (cfr. Genesi 24,14). Per non parlare delle anfore del banchetto di Cana (Giovanni 2, 1-11). O, l’incontro con la samaritana (cfr. Giovanni 4,5-42). Nella Bibbia sono più di 1900 i riferimenti all’acqua. L’acqua serve per purificare dal peccato, per dissetarsi, perfino per guarire tuffandosi in una piscina. Un fiume d’acqua scorre idealmente attraverso le pagine della Parola, testimoniando una sete ancestrale: l’uomo ha davvero sete d’infinito. L’uomo ha sete di Dio. Perché la vita, senza Dio, è arida e sterile. Non possiamo pensare ad una vita senza acqua, così come non possiamo pensare ad una vita senza Dio.

L’uomo che trasporta questa brocca d’acqua, stando ad una leggenda, è il padre dell’evangelista Marco, ed è il proprietario dell’edificio in cui è ubicato il Cenacolo. Prova a socchiudere gli occhi, allontanare ogni pensiero e ad immergerti in questo ampio salone dove, per la prima volta, Gesù celebrò l’Eucarestia: Lo vedi? Le pareti di pietra sono rivestite fino a metà altezza da stuoie e tappeti. Dal soffitto pendono molte lucerne. Al centro della stanza c’è un focolare che serve per cuocere i pani azzimi e arrostire l’agnello pasquale. Ecco che vediamo la tavola, che privilegio! Che emozione! Attorno ad una bianca tovaglia drappeggiata sono seduti tutti gli apostoli. Al centro c’è Gesù. Splendido, in una veste candida. Ma ora che fa?! Guarda, Gesù si sta alzando: “Depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto” (Giovanni 13,4-5).

Ecco a che cosa serviva quella brocca d’acqua! Devi aver pazienza, le strade della Gerusalemme di quel tempo non sono asfaltate e c’è molta polvere ovunque. Camminando, con questi rozzi sandali, i nostri piedi si sporcheranno. Per questo i Vangeli ci raccontano, in più punti, il fatto che, prima di mettersi a tavola, venivano portate delle brocche per lavarsi i piedi. La lavanda dei piedi era un dovere dello schiavo verso il padrone, della moglie verso il marito, del figlio verso il padre e veniva effettuata con un catino apposito e con un asciugatoio che, alla fine, era divenuto un segnale distintivo di chi serviva a tavola.

E riflesso, nell’acqua del catino, vediamo Gesù. Dopo questo primo sacrificio ne arriva un secondo. Socchiudi di nuovo gli occhi ed immaginalo farsi Pane per noi: “E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo»” (v. 22). “Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti»” (v. 23). Ecco Dio, che non solo cammina con noi, restandoci vicino nella difficoltà, come nella gioia, ma che, da duemila anni, continua ogni giorno a farsi cibo per te, per me e per tutti noi. Un sacrificio che precede

Stai guardando con i tuoi occhi un momento unico ed eterno: l’istituzione dell’Eucarestia. Nel rito dell’Eucaristia, il calice del vino rappresenta il sangue di Cristo, il sangue della nuova alleanza. Ogni celebrazione eucaristica rinnova questa alleanza, rafforzando il legame tra Dio e i fedeli. Partecipando all’Eucaristia, i fedeli sono chiamati a unirsi a Cristo e a partecipare alla sua vita, morte e resurrezione. La comunione eucaristica è quindi un modo di entrare in una più profonda comunione con Cristo e con il suo corpo, la Chiesa. Nell’Eucaristia, i credenti ricevono la grazia che li trasforma e li rafforza nella loro fede. Sono chiamati a portare questa trasformazione nel mondo, vivendo come testimoni del sacrificio e dell’amore di Cristo.

Quante volte non ci rendiamo conto del dono che riceviamo, quando partecipiamo all’Eucarestia! Gesù stesso viene dentro di noi, si fonde con noi, si fa un unico corpo con noi, ci regala la vita e la salvezza. Su questo eterno istante che è sacrificio che si rinnova, socchiudiamo di nuovo gli occhi e torniamo alla realtà delle nostre vite: cosa posso fare per far sì che questo dono non venga sprecato? (Se vuoi, scrivi la tua intenzione nei commenti). #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Cristo il Salvatore e l’Eucaristia”, di Juan de Juanes, 1545, olio su tela, 73×40 cm, Museo del Prado, Madrid

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