Perché dove non c’è amore, quello vero, quello che viene da Dio, neppure l’oro più puro può nulla. Tutto diventa sterile. Senza amore niente più da frutto. E, la vita stessa, perde il suo colore. Diventa grigia. Anzi, nera.
Il mio in(solito) commento a:
Avete fatto della casa di Dio un covo di ladri (Luca 19,45-48)
Che Gesù parli di tempio riferendosi al suo corpo (cfr. Giovanni 2,13-22) lo sappiamo. Ma che dire di noi? Com’è il nostro tempio? Pulito, ordinato, profuma d’incenso? O forse c’è qualche bancarella… qualche moneta?
No, non vorrei parlarti del rapporto del denaro con Dio. È risaputo, infatti, come gli interessi economici spesso confliggano con il Vangelo. Ma non perché la ricchezza, in sé, sia un problema. Oh no. Ad essere sbagliato è, quasi sempre, l’uso di cui noi facciamo del denaro. E, qualche volta, a creare problemi è addirittura il modo in cui questa ricchezza è stata accumulata.
Esiste infatti un tesoro, che sta nei cieli: “Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” (Matteo 6,19-21). Questo tesoro nei cieli non ha proprio nulla a che vedere con il denaro. Perché la vera ricchezza è l’amore.
Noi esseri umani confondiamo spesso questi due “tesori”: i nostri occhi si lasciano ingannare dal luccichio dell’oro, mentre perdiamo di vista quello delle stelle. Eppure dovremmo sapere che l’oro brilla solo di luce riflessa. Senza sole, senza stelle, senza luce, anche il lingotto più lucidato resta buio. Freddo. Invisibile. Inutile. Pensa un istante a che cosa servirebbe tutto l’oro del mondo se il sole si spegnesse. Proprio a nulla! Neppure tutto il denaro della terra potrebbe salvarci da morte sicura. Freddo e oscurità si impadronirebbero del nostro mondo e, nell’assenza di luce, moriremmo tutti assiderati. Perché senza luce non c’è calore. Perché senza luce non cresce il grano. Perché senza luce, senza calore, non può esserci vita.
Ecco, anch’io questa sera ho costruito una parabola per te, o meglio, una similitudine. Ti ho parlato del luccicare dell’oro, per riferirmi alle ricchezze materiali. E poi ho accennato alla luce ed al calore prodotto dal sole, che brilla di luce propria (e non riflessa) per riferirmi all’amore di Dio. Perché dove non c’è amore, quello vero, quello che viene da Dio, neppure l’oro più puro può nulla. Tutto diventa sterile. Senza amore nulla più da frutto. E, la vita stessa, perde il suo colore. Diventa grigia. Anzi, nera.
Lo sapeva bene Mosè: si adirò con il suo popolo quando, sceso dal monte con le Tavole della Legge, scoprì che proprio le persone che egli aveva salvato dalla schiavitù del faraone erano cadute in una schiavitù ben peggiore: quella dell’oro. Sentendosi smarriti, senza una guida, decisero di forgiare un vitello d’oro da adorare come dio fondendo i propri gioielli. Un idolo. Una inutile, brutta copia di Dio.
Ma siamo proprio sicuri che a noi non sia mai accaduto qualcosa di simile? Che cosa facciamo quando rinunciamo a Dio, forse perché ci sembra troppo scomodo da seguire, mentre preferiamo rifugiarci nel falso luccicare delle ricchezze terrene? Anche noi, ogni volta che ci comportiamo così, distogliamo lo sguardo dal sole, illudendoci di poter fare luce con un lingotto d’oro. Ma l’oro, ahimè, non sa emettere luce, perché si limita a rifletterla. Così è anche la nostra vita: se lontana da Dio, diventa sterile, vuota, inutile, insapore. Priva di quell’amor “che move il sole e l’altre stelle”, come scrive Dante nell’ultimo verso della Divina Commedia.
Nel nostro tempio, nel nostro cuore, nella nostra anima, non devono trovare spazio i “mercanti”. E per mercante non intendo il commerciante che svolge onestamente il suo lavoro, ma la tentazione, l’avarizia, la cupidigia, la bramosia e tutti quei sentimenti negativi che ci sporcano l’anima e ci allontanano da Dio.
Abbiamo sete di luce vera. Abbiamo sete di Dio. Non di un riflesso. #Santanotte
Alessandro Ginotta
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