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Chi era Anna la profetessa?

L’immagine di oggi è: “La Presentazione di Gesù al Tempio”, di Giotto da Bondone, 1205, affresco, 203×200 cm, Navata, parete destra, registro centrale, riquadro al centro, Cappella degli Scrovegni, Padova

Ecco che tutto torna: Anna la profetessa rappresenta l’umanità che, per grazia di Dio, ha la fortuna di incontrare Gesù. Siamo noi, o meglio, chi fra noi prova ancora la sete di infinito ed il desiderio di incontrare qualcosa di grande: Dio.

Il mio in(solito) commento a:
Anna parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione (Luca 2,36-40)

Di lei non si sa molto, tranne quanto leggiamo in questi versetti. San Luca ci racconta che: “C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere” (vv. 36-37). L’informazione che più ci salta all’occhio è che Anna è vedova da molto tempo. Considerando il fatto che in Palestina, ai tempi di Gesù, ci si sposava attorno ai 13 anni, aggiungiamone 7, Anna è vedova dall’età di 20 anni. San Luca ci dice che al momento in cui accolse Gesù nel tempio aveva 84 anni, ne deduciamo che è ormai vedova da 64 anni. Tantissimo tempo. Perché tutti questi calcoli? Perché Anna rappresenta, insieme a Simeone, l’umanità intera a cui Gesù si presenta, dopo la nascita. La vedovanza di Anna è il simbolo di un’umanità “vedova”, perché rimasta senza lo sposo: Gesù. Il nome Anna significa “Grazia di Dio”, mentre il nome Fanuèle, suo padre, vuol dire “Volto di Dio” e Aser, la tribù a cui appartengono, significa “Felicità, fortuna”. Ecco che tutto torna: Anna, rappresenta l’umanità che, per grazia di Dio, ha la fortuna e la gioia di incontrare Gesù. Siamo noi. O meglio, la parte di noi che ancora cerca Gesù, chi, fra noi, prova la sete di infinito ed il desiderio di incontrare qualcosa di grande: Dio.

“Chi ha sete venga a me” (Ap 22, 17). La sete di Dio è il sentimento che spinge Anna, la profetessa, a vivere nel tempio per 64 anni aspettando un istante: quello in cui avrebbe potuto tenere tra le proprie braccia il piccolo Gesù. La sete di Dio è quella tensione che ci porta ad entrare in chiesa e seguire la Messa, a cercare Dio tra le parole della Bibbia, a tentare di incontrare Dio attraverso la preghiera.

La sete di Dio è un sentimento che ormai appartiene a pochi, perché in troppi ci siamo talmente inariditi da non riuscire neppure più a provarla questa sete.

Santa Madre Teresa di Calcutta, che ben conosceva la sete di Dio, scriveva: “Scoprite l’amore tenero di Dio per voi. Dio ha sete che voi abbiate sete di Lui. Scoprite la ricchezza dell’amore tenero di Dio per voi. Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza – rendendoci capaci di conoscerLo, di amarLo e di servirLo in questo mondo, in modo da essere felici con Lui per sempre nella vita che verrà. Questo è il vero scopo della vita. Per poter vivere le nostre vite con questo fine, esse devono essere intessute di  preghiera. Devono essere intessute di Cristo.
Cercate di amare Dio con tutto il cuore e desiderate ardentemente di incontrarLo. In questo modo saziate la sete di Dio che ha sete che noi abbiamo sete di Lui. Gesù, Dio che si è fatto uomo, è venuto a rivelarci Dio. Ascoltate in preghiera e con fede profonda i suoi insegnamenti e sforzatevi di fare ciò che vi chiede. Perché Gesù ci dice: «Se mi amate, sarete fedeli ai miei comandamenti, e mio Padre vi amerà e Noi verremo ad abitare in voi».
Gesù ci dice anche: «Amatevi l’un l’altro come Io vi ho amati. Come il Padre ha amato Me, Io vi amo»
. È costato dolore a Gesù, l’amarci. Sì. Gli è costato tanto dolore.
E per far sì che non dimentichiamo questo Suo grande amore, si è fatto Pane di Vita, per saziare la nostra fame del Suo amore, la nostra fame di Dio – perché siamo stati creati per quell’amore – e per darci la forza di essere fedeli ai Suoi comandamenti. Gesù si è fatto anche quell’affamato, quell’assetato, quella persona sola, per rendere possibile per noi ricambiare il Suo amore.
Perché Gesù dice: «Qualunque cosa facciate al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatta a me». Gesù è affamato del nostro amore e questa è anche la fame della nostra povera gente. Questa è la fame che tu ed io dobbiamo incontrare. Potrebbe essere nella nostra stessa famiglia.
Possiate mantenere nei vostri cuori questa gioia di amare Gesù, e condividerla con tutti quelli che incontrate. Questa gioia irradiante è qualcosa di reale, perché voi non avete alcuna ragione per non essere felici, perché avete Cristo con voi – Cristo nei vostri cuori, Cristo nell’Eucaristia, Cristo nel Povero che incontrate, Cristo nel sorriso che offrite e nel sorriso che ricevete. Sì, dovete vivere le vostre vite meravigliosamente senza permettere allo spirito mondano che fa del potere, della ricchezza e del piacere altrettanti dèi, di farvi dimenticare che voi siete stati creati per cose più grandi – per amare e per essere amati”.
#Santanotte

Alessandro Ginotta

L’immagine di oggi è: “La Presentazione di Gesù al Tempio”, di Giotto da Bondone, 1205, affresco, 203×200 cm, Navata, parete destra, registro centrale, riquadro al centro, Cappella degli Scrovegni, Padova

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