Ecco che tutto torna. Anna, la profetessa, è l’umanità che, per grazia di Dio, ha il privilegio di incontrare Gesù. Siamo noi. Sì, proprio noi. O meglio, quella parte di noi che ancora sente sete d’infinito, quel desiderio profondo di qualcosa di grande: Dio.
Il mio (in-solito) commento a:
“Anna parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione” (Luca 2,36-40)
Di Anna non sappiamo molto. Luca ci racconta:
“C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.” (vv. 36-37)
Anna era vedova. Non da poco, ma da sempre. Sposatasi intorno ai 13 anni (come usava all’epoca), rimase senza marito a 20 anni. Al momento in cui accolse Gesù nel tempio, aveva 84 anni: 64 lunghi anni vissuti nell’attesa.
Ma perché fare tutti questi conti? Perché Anna è un simbolo. Lei, insieme a Simeone, rappresenta un’umanità “vedova”, priva dello sposo: Gesù. Anche i nomi che la circondano parlano di Lei. Anna significa “Grazia di Dio”; Fanuèle, suo padre, vuol dire “Volto di Dio”; e il nome della sua tribù, Aser, significa “Felicità, Fortuna”.
Tutto si ricompone: Anna rappresenta l’umanità che, per grazia di Dio, ha la gioia di incontrare Gesù. Ed è così che ci rivediamo in lei. In quella sete che ci spinge a cercare Dio, a volerLo incontrare, a desiderarLo.
“Chi ha sete venga a me” (Ap 22,17).
Questa è la sete che ha accompagnato Anna per 64 anni. La stessa sete che ci porta in chiesa, ci fa pregare, ci invita a sfogliare la Bibbia, sperando di intravedere in ogni pagina un pezzo del volto di Dio.
Ma quanti di noi provano ancora questa sete? Tanti si sono inariditi, incapaci persino di sentirla.
Santa Madre Teresa di Calcutta lo aveva compreso bene: “Dio ha sete che voi abbiate sete di Lui.”
Un Dio che ci ama così tanto da desiderare il nostro amore, che si fa Pane di Vita per saziarci e povero per incontrarci.
Ecco il senso della nostra sete: vivere per qualcosa di più grande, per amare ed essere amati. Non lasciamoci ingannare dal mondo che ci vende potere, ricchezza e piacere come dèi. Noi siamo creati per molto di più.
Hai mai sentito quella sete? Allora lascia che sia Dio a colmarla.
#Santanotte
Alessandro Ginotta
Sostieni labuonaparola.it
Se ti piace questo blog sostienilo. La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità.
Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!
Iscriviti alla newsletter di La buona Parola
Ricevi nella tua e-mail i commenti al Vangelo. È completamente gratis e potrai cancellarti in ogni momento