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Che cos’è (e di cosa si occupa) la Società di San Vincenzo de’ Paoli?

Che cos’è (e di cosa si occupa) la Società di San Vincenzo de’ Paoli?

La povertà va aumentando: nel mondo ci sono sempre meno ricchi e sempre più persone in difficoltà. Le povertà poi, si presentano sempre più complesse, sempre più gravose. Le emergenze di casa e lavoro stanno distruggendo le persone. In questo quadro a tinte fosche brilla però una luce di speranza: quella della carità. Una delle realtà più impegnate ad alleviare il peso della povertà è la Società di San Vincenzo de’ Paoli. Sono 750.000 i vincenziani che operano in 148 paesi del mondo, in prima linea per portare aiuto e conforto ai meno fortunati, sulle orme del loro fondatore: il beato Federico Ozanam e di San Vincenzo.

Ho avuto modo di visitare la sede del Consiglio Centrale di Torino della Società di San Vincenzo de’ Paoli, dove ho incontrato padre Gherardo Armani CM, consigliere spirituale nazionale dei giovani della San Vincenzo, che ha accettato di rispondere alle mie domande.

Molti conoscono la San Vincenzo per “sentito dire”, ma forse pochi di noi sanno esattamente “che cos’è” e “di cosa si occupa” la Società di San Vincenzo de’ Paoli. Vorresti farci una piccola introduzione per presentarcela?

La Società di San Vincenzo de’ Paoli è stata fondata nel 1833 dal Beato Federico Ozanam, allora un giovane universitario, con altri amici. In quel tempo il clima sociale e politico era molto difficile, c’erano molte tensioni e situazioni di povertà estreme. In una Francia già allora laicista, questi ragazzi all’università difendevano la Chiesa e l’impegno cristiano. Fu la Beata Suor Rosalia Rendu, Figlia della Carità, a mostrare al giovane Ozanam ed ai suoi amici come servire i poveri alla “maniera vincenziana”: corporalmente e spiritualmente, accompagnandoli nelle soffitte di Parigi, ad incontrare di persona i bisognosi.

Recarsi a fare la visita a domicilio alle persone in difficoltà: ecco la differenza tra la Società di San Vincenzo ed altre realtà che si occupano dei poveri. Non è un “fare venire a sè i bisognosi”, un “distribuire delle cose”, come di solito si fa nei centri d’ascolto, ma è un “andare verso”, andare ad incontrare le persone nella loro situazione di difficoltà: conoscere bene la persona, il suo volto, il suo cuore, le sue difficoltà, ed impostare una relazione, un “contatto diretto”.

Non sono tanto importanti “il pacco” (i generi di prima necessità che portiamo con noi), o i soldi per pagare la bolletta, o il contributo per l’affitto… Queste cose sì, le facciamo, ma prima di tutto viene la persona; poi la persona con i propri bisogni. Il nucleo fondante della Società di San Vincenzo è proprio questo: la visita: “A me interessi tu. Io voglio percorrere un pezzo di strada insieme con te. Non pretendo di risolvere tutti i tuoi problemi, ma ti do una mano, come posso e come sono capace, per sostenerti in questa tua difficoltà”.

Che cos’è (e di cosa si occupa) la Società di San Vincenzo de’ Paoli?
Come viene accolto il volontario nelle case? Con riconoscenza, amicizia, o magari con un po’ di diffidenza?

C’è chi ti apre la porta e chi no. E’ il povero il “padrone di casa” che ci accoglie: “io vengo da te come servo, come amico, se tu mi fai entrare…”. E’ ben diverso dallo stare in ufficio seduti dietro ad un tavolo e distribuire delle cose o riempire dei moduli.

L’importante è costruire il contatto, che a volte parte male, come se fosse un rapporto commerciale: “io sono un bancomat, io ti do, tu chiedi, pretendi…”. E’ il vincenziano che deve trasportare la relazione sul piano umano: “a me interessi tu, poi vediamo cosa possiamo fare” ed è importante farlo “insieme”, vedere “cosa puoi mettere anche tu”. Sì, perché non c’è nessuno così povero che non abbia ricevuto da Dio un talento e che non possa mettersi in gioco.

E’ chiaro che la miseria “ti abbruttisce, ti toglie le tue energie, le tue risorse”, allora è importante “dare le cose che mancano”, ma contemporaneamente “io sono qui per aiutare a risvegliare in te quelle energie assopite, svilite, annientate ed abbruttite dalla miseria, perché tu possa ritrovare la speranza dentro di te”.

Che cos’è (e di cosa si occupa) la Società di San Vincenzo de’ Paoli?
Qual’è, secondo te, l’identikit del vincenziano? Quali caratteristiche deve avere il volontario che desidera entrare a fare parte della San Vincenzo?

Prima di tutto deve essere equilibrato, umano – molto umano -; poi deve essere capace di amare la persona così com’è; deve avere tanta pazienza e tanta umiltà. Il vincenziano deve anche accettare di “farsi mettere in discussione”, sia dalle persone che andrà a trovare, sia dai confratelli e dalle consorelle, che hanno invece il compito di guidare, suggerire, correggere, appoggiare dall’esterno l’operato del volontario, che così non è mai solo ad affrontare le difficoltà, ma è sostenuto dalla sua Conferenza.

Questi sono gli atteggiamenti base. Poi è necessario avere apertura di mente: devi saper vedere, cogliere i particolari. Occorre anche essere disposti ad imparare le leggi e le norme, quali sono i diritti delle persone, perché “non bisogna dare per carità ciò che spetta per diritto alla persona”.

Che cos’è (e di cosa si occupa) la Società di San Vincenzo de’ Paoli?
Padre Gerry, tu sei Consigliere spirituale Nazionale dei Giovani delle Conferenze di San Vincenzo de Paoli. Pensando ai giovani a me viene in mente l’invito del Beato Piergiorgio Frassati a vivere e non vivacchiare, più volte ripreso anche da Papa Francesco. Come vedi tu i giovani vincenziani? Vivono con motivazione, o “stanno al balcone?”.

I giovani vincenziani in Italia sono circa 300. Non sono tanti. C’è stato un po’ di calo rispetto al passato. Il giovane non sempre può dare una continuità, perché anche lui vive delle situazioni di precarietà: di studio, di lavoro, di tempo, di spostamenti. Ma quelli che ci sono sono “tosti”, molto seri ed impegnati realisticamente. Proprio ora nelle Conferenze stanno partendo dei bei progetti per coinvolgere di più i giovani: alcune famiglie con bambini od adolescenti vengono ora seguite da una coppia di vincenziani, un adulto che accompagna un giovane. Mentre l’adulto si occupa dei genitori, il giovane affianca i minori, magari li aiuta a fare i compiti o li segue nelle loro necessità. Ci sono gruppi di giovani che, sempre in collaborazione con gli adulti e con l’aiuto dell’assistente sociale, si prendono cura di un giovane o di un adolescente problematico: lo portano fuori, lo tengono per un po’ lontano dai problemi, gli fanno vivere la vita di un teenager “in un altro stile”.

Che cos’è (e di cosa si occupa) la Società di San Vincenzo de’ Paoli?
Tu collabori anche con altre realtà, come la Caritas. Come sono i rapporti tra queste due realtà? E in generale con le altre istituzioni?

Nel mondo stiamo assistendo ad una globalizzazione della povertà. Ci sono sempre più poveri in difficoltà e le situazioni diventano sempre più complesse. A questa globalizzazione della povertà dobbiamo rispondere con la globalizzazione del cuore: le varie realtà che operano nella carità devono imparare a conoscersi, incontrarsi e collaborare di più.

Un’ultima domanda: che cosa diresti a chi ci legge da casa e magari, incuriosito (io lo spero) da questa chiacchierata, decide di  aiutare la San Vincenzo ed i poveri? Qual’è il modo migliore per farlo e di che cosa c’è più bisogno?

A questa domanda risponderei così: “Vieni e vedi”. Vieni e sperimenta. L’esperienza delle Conferenze non è di tanta teoria, ma molto pratica: ci si rimbocca le maniche e si va ad incontrare i poveri. Noi non abbiamo bisogno delle tue cose, ma abbiamo bisogno di te. I poveri hanno bisogno di te, così come sei: con le tue forze, le tue energie, le tue capacità… ed anche le tue fragilità. E’ importante “esserci”, un po’ come qualche volta sentiamo dire dagli adolescenti: “papà, tu mi hai dato tante cose: il motorino, la macchina… ma io cercavo te, la tua presenza, la tua vicinanza”.

E’ anche importante non “scegliere i poveri”, ma “lasciarsi scegliere dai poveri”. E l’amore si svilupperà! Perché stare in una Conferenza, a contatto con i bisognosi, è come una storia d’amore.

Alessandro Ginotta

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