Un viaggio tra le pagine della Bibbia per scoprire la figura più sorprendente di tutte: Cristo-Agnello.
Un simbolo di mitezza e mansuetudine, capace di affrontare persino il sacrificio più estremo con un silenzio che parla più di mille parole.
Il mio in(solito) commento a:
«Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo» (Giovanni 1,29-34)
Torniamo indietro nel tempo, al primo viaggio della simbologia dell’Agnello nella Bibbia. Gli storici Erodoto e Giuseppe Flavio ci portano all’epoca del faraone Ahmose (XVIII dinastia), collocando la prima Pasqua tra il 1525 e il 1550 a.C. – quasi 3.500 anni fa. È qui che Dio ordina agli israeliti di celebrare un evento destinato a cambiare il corso della storia:
«Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia […] senza difetto, maschio, nato nell’anno. […] Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case […] Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre» (Esodo 12,3-13).
Ecco che l’Agnello diventa simbolo di unione, candore, sacrificio e salvezza. Un’immagine che attraversa la storia fino a incontrare Cristo: l’Agnello perfetto, che non solo offre la sua vita, ma spalanca la strada alla redenzione di tutti.
«Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello» (Isaia 53,6-7).
Non trovi straordinaria questa profezia di Isaia, scritta ben 700 anni prima della nascita di Gesù? Giovanni Battista, con poche ma potenti parole, darà il sigillo definitivo:
«Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo» (Giovanni 1,29).
Il candore dell’Agnello accompagna tutta la Bibbia, dall’Esodo fino all’Apocalisse:
«Essi […] hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello. […] Perché l’Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi» (Apocalisse 7,14-17).
Ma fermiamoci un attimo. Cosa significa davvero seguire l’Agnello? Vuol dire accogliere il suo stile di vita come nostro: una vita di mitezza, capace di spezzare il ciclo della violenza; di amore, che sa farsi dono per gli altri; di accoglienza, perché ogni volto è un riflesso del divino. Significa ascoltare con il cuore aperto e cercare, senza paura, la verità che ci è stata affidata. Vuol dire incarnare i principi fondamentali del Vangelo: giustizia, perdono e pace.
Il Cristo-Agnello non è solo un simbolo da contemplare, ma un invito a trasformare la nostra vita. Lasciamo che sia Lui il nostro pastore, e impariamo da Lui il coraggio di amare, anche quando amare più ci costa #Santanotte
Alessandro Ginotta
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