Qual è la nostra missione? Che cosa possiamo fare per il Signore? Sono domande che si pone chi ha sperimentato l’intervento di Dio nella propria vita, chi ha vissuto un’esperienza di grazia e di luce e vorrebbe “restituire il favore”…
Il mio in(solito) commento a:
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo (Mc 16,15-18)
Immaginate di poter vedere, per l’ultima volta prima di partire per un lunghissimo viaggio, i vostri amici più cari. Immaginate di sapere, in cuor vostro, che questo viaggio vi porterà in luoghi lontanissimi, dove sarete chiamati a fare cose molto importanti. E che, probabilmente, dovrete stare lontani per sempre dal luogo che state lasciando. Avete un minuto per potervi congedare dalle persone con le quali avete condiviso gli ultimi anni della vostra vita. Persone che amate. E che vi porterete nel cuore. Forse le parole che pronuncerete non saranno proprio le più urgenti? Quelle che proprio bruciano nel vostro cuore e che non potete trattenere? Forse non saranno le parole più cariche di verità? Forse non parlerete proprio della cosa che voi ritenete sia più importante?
E questo ha fatto Gesù, prima di salire al cielo. Ha parlato ai suoi discepoli, a coloro che chiamò amici (cfr. Giovanni 15,15), a chi più amava: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura” (v. 15). “Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio” (v. 19).
Sono parole cariche di urgenza. Parole che contengono una consegna, fatta a tutti noi, che ha lo stesso sapore dell’altra consegna fatta alla madre Maria ed a San Giovanni evangelista, nel momento della morte in croce: “Gesù allora, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quel momento il discepolo l’accolse in casa sua”. (Giovanni 18, 26-27). Dalla sua Croce, nella persona di Giovanni, Gesù affidò la Vergine Maria all’umanità. E contemporaneamente l’umanità alla Vergine Maria. Un ponte d’amore, di attenzioni, di materna protezione, di filiale custodia, un’alleanza tra Dio e l’uomo.
Le ultime parole dalla Croce, prima di morire. Le ultime parole dal mondo, prima di salire al cielo. Due momenti unici nella storia dell’uomo. Due istanti irripetibili nel rapporto dell’uomo con Dio. Allora, amici cari, non possiamo ignorare la richiesta urgente che Gesù ci ha rivolto prima di lasciarci: andare in tutto il mondo e proclamare il Vangelo.
E’ un’esigenza incontenibile: la Parola deve trasmettersi con la parola. Gesù, Parola incarnata, non può non desiderare che il Vangelo venga portato a tutti: dunque noi dobbiamo raccogliere questo invito pressante e farlo nostro. Ma in che modo? Nel modo più naturale: facendo entrare la Parola dentro le nostre vite. Non lasciamo il Vangelo tra i libri! Noi dobbiamo cibarci di Vangelo, bere il Vangelo, respirare il Vangelo. E così, la Parola dovrà diventare una parte di noi. Ogni nostro gesto quotidiano, dal lavoro, all’educazione, al modo di rapportarci con gli altri, ogni decisione che prenderemo, dovrà riflettere i valori del Vangelo. L’amore, il perdono, l’apertura verso il prossimo… dovremo diventare noi stessi pagine viventi di Vangelo. Soltanto così riusciremo a rispondere a quell’imperativo di Gesù, pronunciato in modo così urgente nel momento della sua Ascensione. Cristo ci attende, nel nostro lavoro di ogni giorno, nello studio, nella vita normale. E ci chiede di vivere fino in fondo, facendo nostri i valori del Vangelo. Ci chiede di diventare noi stessi pagine viventi di Vangelo, comportandoci in ogni situazione come meglio la nostra coscienza ci suggerisce e mai come sarebbe più comodo. Eccolo il miracolo che ci chiede Gesù!
Perché, anche se è salito al cielo, Lui è sempre qui accanto a noi. Per sostenerci, per aiutarci, per perdonarci, per guidarci. Sì, Gesù sarà con noi “tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Matteo 28,20).
#Santanotte amici, non lasciamo che la Parola resti teoria, ma facciamola pulsare nella nostra anima e permettiamole di scorrere nelle nostre vene. Così, anche noi, diverremo pagine viventi di Vangelo! 🙂 🙂 🙂
Alessandro Ginotta
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