No, l’amore vero non si spegne, neppure quando il calendario ci dice che il giorno è sbagliato.
Il mio in(solito) commento a:
Questa figlia di Abramo non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato? (Luca 13,10-17)
È sabato. Siamo in sinagoga, luogo frequentato da farisei e dottori della Legge. A Gesù si avvicina una donna, che poi capiremo essere vessata da un demonio da più di diciotto anni: “Era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia»” (vv. 11-12). Errore fatale! O forse no? Certo che no! Quella donna soffriva da diciotto anni. Perché prolungare le sue sofferenze, anche soltanto di un giorno? Per rispettare una consuetudine travestita da norma stabilita da un uomo travestito da Dio?
“Il Signore disse a Mosè: Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli” (Esodo 24,12). Dio consegnò a Mosè le tavole della legge. Dieci comandamenti. Ma l’uomo è complicato. Il serpente poi sussurra sempre al suo orecchio, cavilla, divide, confonde… così l’uomo, incapace di mettere in pratica i Dieci Comandamenti, pretese di sostituirsi a Dio e tentò di interpretarli. Si tentò di mettere per iscritto ogni eventualità quotidiana e dare una risposta precisa su come comportarsi in quel caso per rispettare il volere di Dio. Gli uomini fecero del loro meglio, ma nella confusione generale nacquero 613 precetti, difficili da ricordare, complicati da rispettare (e talvolta proprio impossibili da mettere in pratica).
Probabilmente è anche a questo che si riferiva Gesù esclamando: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci» (cfr. Matteo 23,13). Regolamenti troppo rigidi e restrittivi impedivano di fatto alla gente di poterli rispettare.
Il Terzo Comandamento del Decalogo ricorda la santità del sabato: «Il settimo giorno vi sarà riposo assoluto, sacro al Signore» (Es 31,15). In queste parole si percepisce una eco della Creazione: «Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro» (Es 20,11). Che cosa ci sta chiedendo Dio? Come Dio «cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro» (Gn 2,2), così anche la vita dell’uomo è ritmata dal lavoro e dal riposo. Il riposo serve a tutti noi per meditare, pensare, per sentirci liberi dalla schiavitù del lavoro, perché i datori di lavoro, i potenti, i padroni, permettano anche a contadini, lavoratori e schiavi di avere un giorno libero per coltivare non solo gli affetti, ma soprattutto il sentimento più importante: l’amore per Dio. Con questo comandamento Dio offre all’uomo la possibilità di lasciargli spazio nel proprio tempo, cioè nella propria vita, e ci invita a rendere sacro questo tempo.
Alla luce di questo ragionamento ci appare chiaro perché Gesù dice: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato» (Mc 2,27-28).
E, se il sabato è stato fatto per l’uomo, per consentire il giusto riposo e per permettere all’uomo, libero dagli altri impegni, di godere della vicinanza di Dio nella preghiera e nel cuore, allora è davvero stato pensato da Dio come aiuto e sostegno all’uomo. Un modo per esserci vicino. Un modo per essere presente nelle nostre vite. E, perché no, un modo per essere presente in amici e parenti che siamo liberi di frequentare nel nostro giorno di riposo, proprio perché siamo liberi dal lavoro e dalle altre fatiche.
Questo Gesù che un sabato si mette a raccogliere spighe nei campi (cfr. Luca 5,33-39), un altro sabato guarisce un uomo con la mano paralizzata (cfr. Luca 6,6-11), di sabato libera una donna dal demonio (cfr. Luca 13,10-17), sembra proprio aver deciso di fare arrabbiare i farisei, sostenitori di una Legge, tanto antica quanto incompresa, la cui applicazione rigida finisce per mettere in difficoltà l’uomo anziché agevolarlo.
Ora che abbiamo le idee più chiare, proviamo un istante a riflettere: è mai possibile che Dio ci chieda di non guarire una donna che soffre, solo perché la incontriamo in giorno di sabato? Può Dio desiderare il male di un uomo? Può Dio desiderare che un paralitico sia condannato a non utilizzare la sua mano destra soltanto perché l’incontro con Gesù avviene in giorno di sabato? Può Dio condannare dodici uomini, insieme al proprio Figlio Unigenito, a patire la fame, solo perché in giorno di sabato non si può compiere nessun lavoro nei campi? Può Dio desiderare che, proprio in nome di quella religione che dovrebbe rappresentare amore per ogni uomo, alcune persone vengano escluse dai sacramenti, o venga impedito loro di guarire, o di ricevere grazie particolari? Può Dio, che non ha esitato neppure un istante a mandare il proprio Figlio a vivere in mezzo a noi, fino a mandarlo in contro a morte certa, pur di offrirci amore e salvezza, può questo Dio imporre limiti alla nostra guarigione, al nostro nutrimento, al nostro cammino, solo perché il calendario non segna il giorno giusto? Ovviamente no!
Diffidiamo sempre da una fede che limita, da una fede che castiga sempre e non incoraggia mai, da una fede che impone e non propone. Questa fede, cari amici, non può che essere inquinata. Il volere di Dio non può essere quello di sottrarre benessere od opportunità all’uomo. Quando le regole diventano più importanti delle persone allora quelle regole non danno più gloria a Dio. E ogni volta che “il sabato” diventerà più importante della sofferenza anche di un solo ammalato, allora quello stesso giorno non sarà più sacro a Dio. Perché, amici cari: il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!
Non permettiamo ai nostri mille impegni di soffocare nel nostro cuore l’amore per Gesù e per il nostro prossimo! #Santanotte
Alessandro Ginotta
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