Vangeli: chi era la Regina del Sud?
C’è la Regina del Sud, un po’ spettro apocalittico, un po’ ammaliatrice di Salomone, e c’è Giona, uno dei più simpatici tra i personaggi della Bibbia…
Il mio in(solito) commento a:
La regina del Sud si alzerà contro questa generazione (Matteo 12,38-42)
Gesù ci parla della Regina del Sud, usandola per incutere timore. Era ricca, potente e circondata da un esercito quasi imbattibile. Arrivò in Israele per conquistarlo e finì per che il suo cuore fu conquistato da quello del re Salomone. Stiamo parlando della Regina di Saba. Non conosciamo i confini del suo regno, ma certo era molto vasto. Pare che la capitale si trovasse nell’attuale Etiopia. Non sappiamo neppure come si chiamasse: né la Bibbia, né il Corano, che ci narrano gli intrecci della sua vicenda amorosa con il Re Salomone, ce lo dicono. Ancora una volta ci viene in soccorso un antico testo etiope: il Kebra Nagast (o Gloria dei Re), che riporta il nome di Machedà.
La Bibbia ci racconta che: “La regina di Saba, sentita la fama di Salomone, venne per metterlo alla prova con enigmi” (1Re 10,1). Dunque dal primo Libro dei Re emerge il ritratto di una regina “tentatrice” che vuole misurare la propria conoscenza ed intelligenza con quella del Re biblico “saggio per eccellenza”. Ma, a quanto pare, il suo intento cambiò presto, perché finì per innamorarsi proprio della sua vittima designata: Salomone rispose a tutte le sue domande e risolse tutti i suoi enigmi. Allora disse al re: «Era vero, dunque, quanto avevo sentito nel mio paese sul tuo conto e sulla tua saggezza! Io non avevo voluto credere a quanto si diceva, finché non sono giunta qui e i miei occhi non hanno visto» (1Re 10,6-7).
Stando al Kebra Nagast, la Regina di Saba ed il Re Salomone ebbero un figlio: Bayna-Lehkem (che letteralmente significa “figlio del saggio”). Alla morte della madre, Bayna-Lehkem venne incoronato primo imperatore d’Etiopia con il nome di Menelik I. Le cronache etiopi suggeriscono anche che fu proprio il figlio del Re Salomone e della Regina di Saba a condurre in Etiopia l’Arca dell’Alleanza, che poi fu ritenuta perduta. Sorprendente, vero?
San Matteo ci parla della Regina di Saba per indicare una persona, potente e facoltosa, che non ha esitato a fare un lunghissimo viaggio per incontrare una persona saggia. A questo punto l’evangelista ci suggerisce implicitamente una domanda: quante volte noi, tutti presi dai nostri mille pensieri e, soprattutto, dal nostro desiderio narcisistico che ci porta a concentrarci solo su noi stessi, quante volte, dicevo, ignoriamo le persone sagge che ci stanno accanto? Le vediamo, ma ne cogliamo solo l’aspetto esteriore, senza fermarci a riflettere sul patrimonio di informazioni e saggezza che ci potrebbero offrire. Non le ascoltiamo. Rifiutiamo i loro consigli ed i loro pensieri. Proprio come farisei e dottori della legge rifiutarono Gesù. Ecco un peccato molto grave: rifiutare Gesù!
C’è chi si lancia a terra per toccare anche solo un lembo del suo mantello, c’è chi non esita ad arrampicarsi su un albero per poterlo vedere passare… mentre c’è chi lo ha davanti e non lo riconosce. O, peggio ancora, c’è chi lo ha nel cuore e non lo ascolta. Chi lo rifiuta.
Ecco che allora, ci mette in guardia san Matteo, alla fine dei tempi tornerà la Regina del Sud e giudicherà chi, pur avendo avuto la saggezza a portata di mano, l’avrà rifiutata. E, possiamo immaginare, che non sarà molto magnanima se lei stessa compì un viaggio tanto lungo e faticoso per incontrare una persona di cui aveva soltanto sentito parlare…
Sì, la Regina del Sud tornerà, nel Giorno del Giudizio, per giudicare quelli che, come noi, di strada per incontrare Gesù ne devono fare proprio poca… magari da casa nostra alla chiesa, oppure dal divano allo scaffale dove teniamo la Bibbia… e per pigrizia rifiutiamo di incontrarlo. Riflettiamo….
Ma l’affascinante storia della Regina di Saba si intreccia, in questo brano di Vangelo, con quella ben più rocambolesca di Giona. Anch’egli, ci ricorda San Matteo, di strada ne fece molta: un uomo comune che venne “strappato” dalla sua casa per essere catapultato in un paese straniero, inviato a proclamare la Parola di Dio ad un popolo violento, che adorava altri dei.
Nel suo percorso Giona naufragherà, verrà inseguito dall’equipaggio del vascello perché ritenuto responsabile della tempesta e verrà addirittura ingoiato da un pesce che… al termine di una traversata rocambolesca durata tre giorni e tre notti, lo vomiterà proprio sulla riva del paese che doveva raggiungere per profetare. Uscito dal pesce “risusciterà”. Cambierà vita.
A questo punto non fuggirà più dalla parte opposta, smetterà di rinunciare, e si impegnerà al servizio di quel Dio che lo ha chiamato in quella città apparentemente così ostile. Giona donerà la propria vita, mettendosi in pericolo, ed in cambio otterrà la salvezza di una città intera. E riceverà anche il dono di un’esistenza nuova.
Giona donerà la propria vita, mettendosi in pericolo, ed in cambio otterrà la salvezza di una città intera. E riceverà anche il dono di un’esistenza nuova.
E così Dio ci insegna ad essere responsabili, a non fuggire davanti alle prime difficoltà, ma ad impegnarci fino in fondo. Ci insegna a non voltarci dall’altro lato quando ci affida un compito, ma a trovare il coraggio di portarlo a termine.
E, ogni volta che metteremo il nostro destino nelle mani di Dio, egli ci ricompenserà!
#Santanotte amici, non rinunciamo alla saggezza, non rifiutiamo Dio, ma mettiamo a disposizione la nostra vita e ne verremo ricompensati. Non ce ne pentiremo!
Alessandro Ginotta
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