Quaresima di misericordia per tutti. Superbi e potenti si convertano.

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Presentato in Vaticano il Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2016: anche i superbi, i potenti, ed i ricchi possono “accorgersi di essere immeritatamente amati dal Crocifisso, morto e risorto anche per loro”.

Papa Francesco lo aveva scritto anche nella Bolla di indizione dell’Anno Santo: “la Quaresima di quest’anno giubilare sia vissuta più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio” (Misericordiae Vultus, 17). Nel tempo della Quaresima il Papa invierà i Missionari della Misericordia “perché siano per tutti un segno concreto della vicinanza e del perdono di Dio”.

Quaresima di misericordia per tutti. Superbi e potenti si convertano.

La misericordia come possibilità per ravvedersi

In Gesù “Dio riversa la sua misericordia senza limiti fino al punto da farne la Misericordia incarnata” (Misericordiae Vultus, 8). La bellezza dell’amore salvifico di Dio si manifesta in Gesù Cristo morto e risorto (Esort. ap. Evangelii gaudium, 36). La Misericordia allora “esprime il comportamento di Dio verso il peccatore, offrendogli un’ulteriore possibilità per ravvedersi, convertirsi e credere” (Misericordiae Vultus, 21), ristabilendo proprio così la relazione con Lui. E in Gesù crocifisso “Dio arriva fino a voler raggiungere il peccatore nella sua più estrema lontananza, proprio là dove egli si è perduto ed allontanato da Lui”.

Le opere di misericordia

La misericordia di Dio trasforma il cuore dell’uomo e gli fa sperimentare un amore fedele e così lo rende a sua volta capace di misericordia. È un miracolo sempre nuovo che la misericordia divina si possa irradiare nella vita di ciascuno di noi, motivandoci all’amore del prossimo e animando quelle che la tradizione della Chiesa chiama le opere di misericordia corporale e spirituale. Esse ci ricordano “che la nostra fede si traduce in atti concreti e quotidiani, destinati ad aiutare il nostro prossimo nel corpo e nello spirito e sui quali saremo giudicati: nutrirlo, visitarlo, confortarlo, educarlo”. Perciò Papa Francesco ha auspicato “che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporali e spirituali. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina” (ibid., 15). Nel povero, infatti, la carne di Cristo “diventa di nuovo visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga… per essere da noi riconosciuto, toccato e assistito con cura” (ibid.).

Quaresima di misericordia per tutti. Superbi e potenti si convertano.

L’idolatria del denaro

Davanti a questo “amore forte come la morte” (cfr Ct 8,6), il povero più misero si rivela essere “colui che non accetta di riconoscersi tale”. “Crede di essere ricco – ha osservato Papa Francesco – ma è in realtà il più povero tra i poveri”. Egli è tale perché schiavo del peccato, che lo spinge ad utilizzare ricchezza e potere “non per servire Dio e gli altri, ma per soffocare in sé la profonda consapevolezza di essere anch’egli null’altro che un povero mendicante”. E tanto maggiore è il potere e la ricchezza a sua disposizione, tanto maggiore può diventare quest’accecamento menzognero. Esso arriva al punto da neppure voler vedere il povero Lazzaro che mendica alla porta della sua casa (cfr Lc 16,20-21), il quale è figura del Cristo che nei poveri mendica la nostra conversione. Lazzaro è la possibilità di conversione che Dio ci offre e che forse non vediamo. E quest’accecamento si accompagna “ad un superbo delirio di onnipotenza, in cui risuona sinistramente quel demoniaco sarete come Dio (Gen 3,5) che è la radice di ogni peccato”. Tale delirio può assumere anche forme sociali e politiche, come hanno mostrato i totalitarismi del XX secolo, e come mostrano oggi le ideologie del pensiero unico e della tecnoscienza, che “pretendono di rendere Dio irrilevante e di ridurre l’uomo a massa da strumentalizzare”. E possono attualmente mostrarlo anche le strutture di peccato collegate ad un modello di falso sviluppo fondato “sull’idolatria del denaro, che rende indifferenti al destino dei poveri le persone e le società più ricche, che chiudono loro le porte, rifiutandosi persino di vederli”.

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La carne di Cristo nei fratelli bisognosi

Per tutti, la Quaresima di questo Anno Giubilare è dunque un tempo favorevole per poter “finalmente uscire dalla propria alienazione esistenziale grazie all’ascolto della Parola e alle opere di misericordia”. Se mediante quelle corporali tocchiamo la carne del Cristo “nei fratelli e sorelle bisognosi di essere nutriti, vestiti, alloggiati, visitati”, quelle spirituali – consigliare, insegnare, perdonare, ammonire, pregare – toccano più direttamente “il nostro essere peccatori”. Le opere corporali e quelle spirituali non vanno perciò mai separate. È infatti proprio “toccando nel misero la carne di Gesù crocifisso che il peccatore può ricevere in dono la consapevolezza di essere egli stesso un povero mendicante”. Attraverso questa strada anche i “superbi”, i “potenti” ed i “ricchi” di cui parla il Magnificat hanno la possibilità di “accorgersi di essere immeritatamente amati dal Crocifisso, morto e risorto anche per loro”.

Gli idoli del sapere, del potere e del possedere

Solo in questo amore c’è la risposta a quella sete di felicità e di amore infiniti che l’uomo si illude di poter colmare mediante “gli idoli del sapere, del potere e del possedere”. Ma resta sempre il pericolo che, a causa di una sempre più ermetica chiusura a Cristo, che nel povero continua a bussare alla porta del loro cuore, i superbi, i ricchi ed i potenti finiscano per condannarsi da sé a “sprofondare in quell’eterno abisso di solitudine che è l’inferno”.

“Non perdiamo – ha concluso Papa Francesco – questo tempo di Quaresima favorevole alla conversione! Lo chiediamo per l’intercessione materna della Vergine Maria, che per prima, di fronte alla grandezza della misericordia divina a lei donata gratuitamente, ha riconosciuto la propria piccolezza (cfr Lc 1,48), riconoscendosi come l’umile serva del Signore” (cfr Lc 1,38).

Di Alessandro Ginotta

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