Usciamo dalle tenebre del pregiudizio e camminiamo alla luce di Dio!

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All’Angelus l’invito a non seguire le luci false come il pregiudizio e l’interesse personale. E il grazie ai milanesi: “mi sono sentito a casa”.

“Il pregiudizio distorce la realtà e ci carica di avversione contro coloro che giudichiamo senza misericordia e condanniamo senza appello: quando si chiacchiera degli altri, non si cammina nella luce, si cammina nelle ombre”. L’Angelus della quarta domenica di Quaresima è dedicato al brano del cieco nato (cfr Gv 9,1-41).

Un cieco che rappresenta ognuno di noi

Con questo miracolo Gesù si manifesta a noi come luce del mondo; “e il cieco – ha osservato Papa Francesco – rappresenta ognuno di noi, che siamo stati creati per conoscere Dio, ma a causa del peccato siamo come ciechi, abbiamo bisogno di una luce nuova; tutti abbiamo bisogno di una luce nuova: quella della fede, che Gesù ci ha donato”.

Questo episodio ci induce a riflettere sulla nostra fede, la nostra fede in Cristo, il Figlio di Dio, e al tempo stesso si riferisce anche al Battesimo, che è il primo Sacramento della fede: il Sacramento che ci fa “venire alla luce”, mediante la rinascita dall’acqua e dallo Spirito Santo; così come avvenne al cieco nato, al quale si aprirono gli occhi dopo essersi lavato nell’acqua della piscina di Siloe. Il cieco nato e guarito ci rappresenta quando non ci accorgiamo che Gesù è la luce, è la luce del mondo, “quando guardiamo altrove, quando preferiamo affidarci a piccole luci, quando brancoliamo nel buio”. Il fatto che quel cieco non abbia un nome ci aiuta a rispecchiarci con il nostro volto e il nostro nome nella sua storia.

Quando si chiacchiera degli altri si cammina nelle ombre

La luce del Battesimo

Anche noi siamo stati “illuminati” da Cristo nel Battesimo, e quindi siamo chiamati a comportarci come figli della luce. E comportarsi come figli della luce esige un cambiamento radicale di mentalità, una capacità di giudicare uomini e cose secondo un’altra scala di valori, che viene da Dio. Il sacramento del Battesimo, infatti, esige la scelta di vivere come figli della luce e camminare nella luce. “Se adesso vi chiedessi: ‘Credete che Gesù è il Figlio di Dio? Credete che può cambiarvi il cuore? Credete che può far vedere la realtà come la vede Lui, non come la vediamo noi? Credete che Lui è luce, ci dà la vera luce?’ Cosa rispondereste? Ognuno risponda nel suo cuore”.

Non è mai troppo tardi per convertirsi. La pazienza di Dio che ci aspetta

Per non camminare nelle ombre…

Che cosa significa avere la vera luce, camminare nella luce? Il Papa ha chiarito che significa innanzitutto abbandonare le luci false, come ad esempio: “la luce fredda e fatua del pregiudizio contro gli altri”. Un’altra luce falsa, “perché seducente e ambigua”, è quella dell’interesse personale: “se valutiamo uomini e cose in base al criterio del nostro utile, del nostro piacere, del nostro prestigio, non facciamo la verità nelle relazioni e nelle situazioni. Se andiamo su questa strada del cercare solo l’interesse personale, camminiamo nelle ombre”.

“La Vergine Santa – ha proseguito il Pontefice – che per prima accolse Gesù, luce del mondo, ci ottenga la grazia di accogliere nuovamente in questa Quaresima la luce della fede, riscoprendo il dono inestimabile del Battesimo, che tutti noi abbiamo ricevuto. E questa nuova illuminazione ci trasformi negli atteggiamenti e nelle azioni, per essere anche noi, a partire dalla nostra povertà, dalle nostre pochezze, portatori di un raggio della luce di Cristo”.

La testimonianza dei Beati martiri spagnoli

Ieri ad Almería (Spagna) sono stati proclamati beati José álvarez-Benavides y de la Torre e centoquattordici compagni martiri. Questi sacerdoti, religiosi e laici sono stati “testimoni eroici di Cristo e del suo Vangelo di pace e di riconciliazione fraterna”. “Il loro esempio e la loro intercessione sostengano l’impegno della Chiesa nell’edificare la civiltà dell’amore”.

Il grazie a Milano

Salutando i pellegrini giunti da varie parti del mondo e dell’Italia, il Papa ha ringraziato in modo particolare “il Cardinale Arcivescovo e tutto il popolo milanese per la calorosa accoglienza di ieri. Veramente mi sono sentito a casa, e questo con tutti, credenti e non credenti. Vi ringrazio tanto, cari milanesi, e vi dirò una cosa: ho constatato che è vero quello si dice: ‘A Milan si riceve col coeur in man!’”.

Infine l’augurio a tutti di una buona domenica e la formula ormai consueta: “Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.

Alessandro Ginotta

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