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Le pagine scomode del Vangelo…

Ci sono pagine scomode nel Vangelo?

Quando Dio è nel nostro cuore, quando noi lo lasciamo entrare nella nostra vita, tutto si trasforma. Ed anche le pagine più buie dei nostri giorni, si tingono di speranza.

Il mio in(solito) commento a:
Vegliate, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere (Luca 21,34-36)

Amici, potete fare un bel respiro! Quella che abbiamo davanti è l’ultima delle pagine “scomode” che, da qualche giorno, ci stanno chiedendo di spingere lo sguardo su quell’oltre che, a prima vista un po’ ci spaventa. Tra poche ore entreremo in Avvento e, la luce della prima candela che scandirà l’attesa del Natale, dissiperà la coltre di oscurità che ha avvolto queste sere. Una Luce che squarcia le tenebre: “Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre” (Giovanni 12,46). E’ questo l’effetto che ci fa Gesù. Quando Lui è nel nostro cuore, quando noi lo lasciamo entrare nella nostra vita, tutto si trasforma. Ed anche le pagine più buie dei nostri giorni, si tingono di speranza.

Sapete, amici, perfino il libro dell’Apocalisse, letto con Gesù nel cuore, diventa luce e speranza. La liturgia di offre questo scampolo di tempo prima dell’Avvento per riflettere sulle ultime pagine della Bibbia. Pagine che spesso restano chiuse perché temiamo di avvicinarci a questo testo che disorienta il lettore inesperto, ma che può rivelarsi un’autentica miniera di tesori per chi si interroga sul grande mistero di Dio.

Tempi, giorni, attese. Avete mai pensato a quanto può essere diversa la percezione dello scorrere del tempo? Ciascuno di noi lo percepisce in maniera diversa in base all’età, allo stato d’animo, alle aspettative. Per un bambino un’ora è un tempo interminabile, proprio difficile da riempire. Un anziano potrebbe veder correre davanti a sé i giorni, uno dopo l’altro, rammaricandosi di non poterli rallentare. Ma, amici cari, oggi vorrei farvi meditare su un altro aspetto: che cosa pensa un ateo che invecchia? Da giovane, amici, è facile fingere di non preoccuparsi dell’avanzare del tempo. Si ha tutta la vita davanti. Ci si sente pieni di idee e di energie. Ma poi, che cosa pensa questo stesso ateo, quando raggiungerà i cinquant’anni, e poi i sessanta? E così via? Ogni giorno sul calendario sarà per lui un’opportunità in meno, un avvicinarsi alla fine di tutto, un approssimarsi di quel brutto momento in cui i suoi occhi si apriranno per l’ultima volta. Poi, solo il buio.

Tristissimo. Bene, ora immaginiamo un uomo di profonda fede che si pone gli stessi interrogativi: apprezzate la differenza di prospettiva? Chi ha veramente fede non teme la morte, perché sa che non sarà la fine di tutto, ma solo un nuovo inizio. Solo un passaggio tra la materialità ed un nuovo modo di vivere. Chi ha fede vive con la speranza nel cuore. L’ateo, al contrario, affronterà gli ultimi anni della propria vita tra paura e rassegnazione.

Già intravvediamo la luce della prima candela dell’Avvento e, a quel chiarore , i pensieri oscuri non ci fanno più paura. Senza quella fiammella a noi non piace pensare alla fine, al momento in cui ciascuno di noi incontrerà il Signore. Senza quel lume, non avremo neppure il coraggio di sfogliare le pagine dell’Apocalisse. Ci sono delle tragedie, anche nella nostra vita, ma davanti a queste, non dobbiamo rinunciare a guardare l’orizzonte, perché siamo stati redenti e il Signore verrà a salvarci. E questo ci insegna a vivere le prove del mondo, non in un patto con la mondanità o con la paganità che ci porta alla distruzione, ma in speranza, distaccandoci da questa seduzione mondana e pagana, e guardando l’orizzonte, sperando Cristo, il Signore. E’ attraverso questi occhi di speranza che noi possiamo vedere oltre la coltre nera della morte, morte che è impenetrabile per chi non ha Dio dentro di sé, terrificante e temibile. Ma noi, amici, che abbiamo fede, possiamo sollevare quel lembo nero e guardare di là, dove intravvediamo quella luce.

Possiamo ammirare la Gerusalemme celeste, dove brilla indiscussa la luce di Dio e dove le persone non hanno bisogno di lampada, perché non ci sarà più notte. Dove non ci sarà più male. Dove non si saprà neppure più che cosa significhi la parola cattiveria. Quanto è diverso lo sguardo di chi ha veramente fede! E allora, con questa serenità, leggiamo e riflettiamo, per un’ultima volta, queste pagine “scomode” in attesa che la luce di Dio riempia la nostra vita di gioia.

#Santanotte amici. Noi siamo stati invitati alla festa di nozze del Figlio di Dio. Quindi apriamo il cuore alla speranza ed allontaniamo ogni paura. Perché il futuro è di Dio, e degli uomini che credono in Lui. Dio vi benedica!

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Cristo l’Uomo dei dolori” di Quentin Metsys, 1525, olio su tavola, 49.5×37 cm, Getty Museum, Los Angeles

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