Qual è il peccato peggiore?
Non c’è peccato peggiore che vedere Dio e negarlo.
Il mio in(solito) commento a:
Nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne e la terra di Sòdoma saranno trattate meno duramente di voi (Matteo 11,20-24)
La conoscenza. Questo sapere astratto che ci eleva al di sopra delle altre creature, talvolta può diventare un’arma a doppio taglio. Sì, perché proprio chi “conosce” ha al proprio attivo più capacità di chi ignora. E così, chi sa più cose, rischia più grosso.
Lo sentiamo dalle vive parole di Gesù, così come ci vengono riportate da San Matteo: “In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!»” (vv. 20-24). Scopriamo così che, proprio i concittadini di Gesù, abitanti di Cafarnao, rischiano più grosso rispetto agli abitanti di due città licenziose come Sodoma e Gomorra. Ma perché?
Perché Cafarnao era un po’ il centro della vita di Cristo. Il luogo dove Gesù dimorava. La città di Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni… Località, come le vicine Corazìn e Betsàida, dove Gesù concesse ogni sorta di miracolo, hanno potuto vedere il Figlio di Dio all’opera, e non sempre lo hanno accolto.
Leggiamo nel Catechismo della Chiesa Cattolica: “Scegliere deliberatamente, cioè sapendolo e volendolo, una cosa gravemente contraria alla Legge divina e al fine ultimo dell’uomo è commettere un peccato mortale. Esso distrugge in noi la carità, senza la quale la beatitudine eterna è impossibile. Se non ci si pente, conduce alla morte eterna“. E’ questo il principio di questo brano: chi sbaglia senza sapere può venire perdonato, ma chi sa e non mette in pratica…
Un po’ come un maestro rimprovera severamente l’allievo capace che, non studiando a fondo, si dimostra impreparato, mentre, lo stesso maestro, è sempre pronto a giustificare l’allievo meno dotato che proprio quel capitolo non riesce a comprenderlo… così Dio non risparmierà chi sceglierà deliberatamente di compiere il male (o chi, deliberatamente, sceglierà di non operare il bene).
E’ quanto accadde ai demoni, angeli caduti: «Dio non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò in abissi tenebrosi, tenendoli prigionieri per il giudizio» (2 Pietro 2,4). Ed anche: «Il Signore tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del grande giorno, gli angeli che non conservarono il loro grado ma abbandonarono la propria dimora» (San Giuda Taddeo 6).
Fin dal peccato originale, il maligno vessa ed infastidisce l’uomo. Proprio non lo può sopportare. Perché l’uomo viene amato da Dio, mentre lui, il Male, è stato scacciato dai cieli. Un tempo, infatti, Lucifero ed i demoni erano angeli. Creature celesti che stavano al cospetto di Dio. Ma l’orgoglio si fece strada in loro. Non accettarono l’autorità di Dio e si ribellarono. La loro fu una libera scelta, perché Dio, nella sua infinità bontà, concesse alle creature celesti, così come a noi uomini, sue creature terrestri, il libero arbitrio. La facoltà di decidere in autonomia, la possibilità di scegliere tra il bene ed il male. E, quella di trasformarsi in demoni rinunciando a Dio, fu la scelta di questi angeli corrotti. Una scelta che non si può proprio perdonare.
Ma perché Dio, che con noi è tanto generoso e paziente, tant’è che è pronto a perdonare ogni nostro errore, ed anche il più grave dei nostri peccati, non perdonò gli angeli ribelli? Proprio per via della loro conoscenza. Essi avevano ben chiara la differenza tra il bene ed il male. Ed hanno scelto il male. La consapevolezza della loro scelta, piena e nitida, li ha marchiati definitivamente. Gli angeli ribelli non potranno venire perdonati, perché sapevano bene quello che stavano facendo.
Non è così per noi. Nel nostro piccolo, noi esseri umani, non abbiamo la conoscenza del bene e del male che hanno gli angeli. Non capiamo completamente il bene, nè comprendiamo il male. Perché Dio è più grande di noi, del nostro pensiero, della nostra capacità di comprenderlo. Accontentiamoci di capire che il male rientra nel grande mistero di Dio. Forse serve addirittura per migliorarci, confrontandoci con esso. Forse è solo il vuoto che resta dopo che ci siamo allontanati da Dio.
Spesso sbagliamo proprio perché cadiamo nei tranelli dei demoni. O perché non siamo in grado di valutare con precisione le conseguenze delle nostre azioni. Siamo esseri imperfetti. E per questo fallibili. Ecco perché Dio ci offre sempre il suo perdono. I demoni, invece, che sono scaltri, furbi ed hanno una conoscenza molto più completa della nostra, non “sbagliano” ma agiscono nella pienezza della loro coscienza. Ed in questa consapevolezza scelgono volutamente il male.
Amici cari, siamo chiamati tutti a fare un bell’esame di coscienza: Dobbiamo capire, quando sbagliamo, se compiamo il male consapevolmente (ed in tal caso facciamo una gran brutta azione), oppure se il nostro errore è causato più dall’ignoranza (allora la nostra colpa è molto meno grave). Ma che cosa manca, allora, ai demoni, che pur hanno chiara l’identità di Gesù Cristo più di tutti gli altri? A loro mancano la carità e l’amore. I sentimenti che più ci avvicinano a Dio, che è amore.
E il più alto di tutti i comandamenti ci dice: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze, e il prossimo tuo come te stesso”. Questo, i demoni non lo vogliono fare. Ecco perché noi, agli occhi di Dio, valiamo di più!
Dio ci ama, proprio come un padre ama un figlio ed è pronto a perdonare ogni cosa. Egli non vuole il nostro male. Così, anche quando noi ci allontaniamo da Lui, Lui ci insegue. Come un innamorato segue la propria innamorata. Come un buon Pastore che non esita ad inoltrarsi nel deserto per cercare l’unica delle sue pecorelle che si è smarrita. Questo è Dio: “Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura” (Giovanni 17,12). L’amore di Dio per noi è così forte, che Egli proverà in tutti i modi a strapparci dall’inferno. Perché Gesù stesso ci desidera con Lui: “Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno” (Giovanni 17,15). E ancora: “Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo” (Giovanni 17,24).
Così, come scrive Sant’Agostino: “tra l’ultimo nostro respiro e l’inferno, c’è lo smisurato oceano della Misericordia di Dio”. Perché il suo amore per noi è incontenibile.
Non disperiamo mai, perché anche in mezzo al peggiore dei mali, nel nostro cuore potremo sempre trovare qualcosa che ci ricollega a Gesù. E, se sapremo amare, non dovremo temere: le tenebre non vinceranno! Chiediamo a Dio di benedirci e di liberarci dalle influenze di ogni male
#Santanotte amici. Non rinunciamo a Dio! Non costruiamoci da soli il nostro inferno, ma collaboriamo a costruire il Regno di Dio! Dio vi e ci benedica, amici cari!
Alessandro Ginotta
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