Il male? È vuoto di bene, ma…

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Quando nel cuore si crea un vuoto, è lì che il peccato si insinua. Ma c’è una soluzione: riempirlo con l’amore.

Il mio in(solito) commento a:
Sarà chiesto conto del sangue di tutti i profeti: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa (Luca 11,47-54)

La verità può far male. Ma alle volte fa male in modo diverso. Può accadere che, quando qualcuno ci rimprovera per un errore commesso, risponda la nostra coscienza. Allora la “ramanzina” sarà per noi uno stimolo a migliorarci. Così, “imparata la lezione”, potremo diventare persone migliori. Ma può anche accadere che, anziché la coscienza, a rispondere sia l’orgoglio. In questi casi un velo si alzerà davanti ai nostri occhi e noi non saremo proprio capaci di distinguere il nostro errore. Anzi, lo negheremo con veemenza e, nel peggiore dei casi, coveremo rancore in fondo al nostro cuore.

L’orgoglio, amici cari, è il peggior peccato. Potremmo dire che l’orgoglio è il “vuoto di Dio”. Fu proprio a causa dell’orgoglio che Lucifero venne cacciato dal cielo: Dove non c’è l’amore c’è il male. Nel cuore di Satana, orgoglio ed invidia crebbero a dismisura, fino ad allontanare completamente l’amore. Ecco che, chi un tempo fu un angelo, divenne il principe dei demoni. Creature angeliche che, nella grande libertà che Dio ha lasciato a loro (ed a noi) hanno scelto di operare il male. Hanno scelto di allontanarsi da Dio. E così, anche oggi, all’inferno sono destinate quelle anime che hanno scelto volutamente di allontanarsi da Dio. Chi ha deciso di non accogliere la sua offerta di perdono.

Perché Dio non ha forgiato di proposito il demonio “malvagio”, ma, così come ha fatto anche con noi, lo ha creato “libero”. E, nella sua libertà, il diavolo ha scelto di sbagliare. Gonfio d’orgoglio ha preferito ribellarsi al suo Creatore. Sceso sulla terra, per vendicarsi, ha iniziato a tormentare proprio quelle creature che Dio tanto amava: gli uomini. Sì, perché l’orgoglio, scrive sant’Agostino, è la fonte di tutte le malattie e di tutti i vizi.

Ed è proprio l’orgoglio ad accecare la mente di questi scribi e farisei. Gesù li ha rimproverati: «Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito» (v. 52).

Sì, perché la responsabilità maggiore di scribi e farisei era quella di opprimere la fantasia, la libertà, l’espressività della gente, ingabbiandola in celle fatte di regolamenti così complessi da potersi rispettare che richiedevano sempre la presenza di uno di loro per poter decidere, di momento in momento, se una data operazione fosse lecita o meno. Non si poteva raccogliere una spiga in giorno di sabato, né era permesso prendersi cura di un ammalato. Non era permesso mangiare determinati alimenti ed erano prescritti rituali assurdi e complicatissimi. Pensate che veniva ritenuto impuro chi solo avesse sfiorato, anche solo inavvertitamente, una donna, o determinati oggetti, in alcuni giorni del mese: “Quando una donna abbia flusso di sangue, cioè il flusso nel suo corpo, la sua immondezza durerà sette giorni; chiunque la toccherà sarà immondo fino alla sera. Ogni giaciglio sul quale si sarà messa a dormire durante la sua immondezza sarà immondo; ogni mobile sul quale si sarà seduta sarà immondo. Chiunque toccherà il suo giaciglio, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell’acqua e sarà immondo fino alla sera. Chi toccherà qualunque mobile sul quale essa si sarà seduta, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell’acqua e sarà immondo fino alla sera. Se l’uomo si trova sul giaciglio o sul mobile mentre essa vi siede, per tale contatto sarà immondo fino alla sera” (Levitico 15,19-23). E proseguendo nella lettura potreste scoprire fatti anche peggiori.

Se ogni azione deve essere codificata, riflettuta, ponderata… se dietro ad ogni gesto si può nascondere un rimprovero o la minaccia di venir esclusi dal Regno dei Cieli… se, peggio ancora, le limitazioni vengono prescritte non per il volere di Dio, ma per preservare una posizione personale di privilegio, quale quella di scribi e farisei, camuffando proprio quello che viene fatto per i proprio tornaconto come se fosse Legge di Dio… allora sì che si compie il peggiore dei peccati. Che non è l’omicidio. Ma è l’assassinio della libertà. Quella libertà che si dovrebbe librare in un volo sulle ali dello Spirito. Quella libertà che dovrebbe avere lo stesso sapore della vita e della gioia. Quella libertà che dovrebbe avere lo stesso colore dell’azzurro del cielo. Quella libertà che dovrebbe avere lo stesso suono di una risata felice. Quella libertà che dovrebbe avere occhi di speranza e sogni di futuro. Tutto questo hanno rubato scribi e farisei.

La loro coscienza è rimasta addormentata. Nel loro cuore, ahimè, mancava l’amore. E così, da quel vuoto, si è insinuato il male: “Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca” (vv. 53-54). Ma noi non ci comportiamo così, vero?

#Santanotte amici, nel vostro cuore l’amore riempia sempre ogni vuoto. E nessun male vi potrà mai avvicinare, perché, se avrete l’amore, ci sarà Dio con voi.

Alessandro Ginotta

L’immagine di oggi è “La Trasfigurazione”, affresco di Beato Angelico, 1440 circa, 189×159 cm, Museo nazionale di San Marco, Firenze

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