Che cosa conta davvero per Gesù?
Troppo spesso ci ricordiamo di Dio solo quando abbiamo bisogno. Ma Gesù non è un distributore automatico di miracoli…
Il mio in(solito) commento a:
Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna (Giovanni 6,22-29)
Tiberiade, Betsaida, Genesaret, Cafarnao, a poca distanza dalle rive di questo mare possiamo trovare molti dei luoghi visitati da Gesù. Sentite il mormorio delle onde? Guardate laggiù, alla vostra destra, un gruppo di pescatori sta issando faticosamente le reti. E là, sotto quelle palme, un piccolo mercato del pesce. E ora, che succede? Tre, no, cinque imbarcazioni stanno solcando le acque. Ed altre due sono appena approdate, mentre in lontananza appaiono altre vele. Sono più di cinquemila persone. Soltanto ieri, accalcate, affamate, sudate, ai piedi del monte hanno diviso con gli apostoli e con Gesù cinque pani d’orzo e due pesci. Poi la sorpresa. Nella notte la barca degli apostoli è scomparsa. Ma senza Gesù. Lui li ha raggiunti camminando sulle acque. E’ una folla ingorda, quella che sta sbarcando. Sono affamati di miracoli, di prodigi, di segni. Hanno visto quel pane, lo hanno toccato, se ne sono nutriti. Hanno sentito il racconto di come Gesù abbia camminato sulle acque. Qualcuno, i più temerari, forse dalla riva ha perfino assistito al miracolo. Ma chi è quest’uomo che insegna così bene le Scritture? Che riesce a sfamare una moltitudine con poco cibo? Che sfida le regole della fisica camminando sull’acqua ed incoraggia un timoroso San Pietro a fare lo stesso? “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati” (v. 26). L’attenzione dell’uomo è sempre rivolta ai fatti materiali. Nelle menti di questa gente è ancora ben viva l’immagine di quel pane che si spezza, e si spezza, e si spezza, quasi all’infinito, fino a saziare tutti e ad avanzarne quantità sorprendenti. “Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà” (v. 27) E’ l’invito che Gesù rivolge alla moltitudine che ha appena sfamato. Ed è anche il richiamo che raggiunge tutti noi, che siamo lì, su quella riva affollata. Non pensiamo sempre alle cose materiali! Impariamo a guardare oltre l’orizzonte. Cerchiamo Dio nella sua insondabile vastità, non nella piccolezza di un dispensatore di miracoli. Vediamolo nella sua dimensione di Creatore, di infinito, di imperscrutabile, di Onnipotente. Preoccupiamoci delle cose di lassù, come ci esorta San Paolo: “cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra” (cfr. Colossesi 3,1-2). E non facciamoci contagiare dalla grettezza di quella folla che proprio non capiva… hanno visto Gesù moltiplicare i pani, hanno saputo che ha raggiunto l’altra riva camminando sulle acque, eppure… continuano a non riconoscere la divinità del Figlio di Dio: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato” (v. 29).
E noi, amici cari, quante volte cerchiamo Dio solo perché ci riempie la pancia, perché aspettiamo un miracolo che esaudisca i nostri desideri? Che assecondi i nostri capricci? Quante volte ci comportiamo anche noi in modo così superficiale, come la folla di Cafarnao? Troppo spesso ci ricordiamo di Dio solo quando abbiamo bisogno. Solo quando abbiamo fame. Infatti è nei momenti più difficili che sale in noi il desiderio di pregare. Ma Gesù non è un distributore automatico di miracoli. E’ un Dio che ti ama. E, ogni volta che riusciremo a sollevare lo sguardo dalla terra al cielo, e ci saremo conto che c’è di più, oltre ai nostri capricci, oltre ai nostri desideri, e perfino oltre ai nostri bisogni, allora ci saremo avvicinati un po’ a Dio.
#Santanotte amici cari, Dio ci ama, anche nella nostra piccolezza. Amiamolo anche noi, ci avvicineremo a Lui. Dio vi benedica amici cari! 🙂 🙂 🙂
Alessandro Ginotta
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