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Gli amici di Gesù!

Chi sono i tre migliori amici di Gesù?

Siamo così abituati a considerare Gesù Dio, che ci viene difficile immaginarlo in compagnia di amici

Il mio in(solito) commento a:
Io credo che sei il Cristo, il Figlio di Dio (Giovanni 11,19-27)

È bello respirare una boccata di quest’aria di amicizia che esce dalla casa di Betania, un villaggio che dista circa 3 chilometri da Gerusalemme, dove Gesù amava sostare. E così, vediamo Gesù invitato a cena: «Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: “Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma Gesù le rispose: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta”» (Luca 10,38-42).

Che fortuna hanno Marta e Maria! Gesù è nella loro casa. Possono guardarlo, ascoltarlo, toccarlo… Eppure, anche quando Cristo è così vicino, Marta si lascia prendere dai suoi affanni e non riesce a gustare il momento, non riesce a cogliere l’opportunità di avere il figlio di Dio nella propria casa. Chissà quante domande ciascuno di noi avrebbe in serbo per Gesù se solo potesse fermarsi da noi una sera!

Eppure Gesù è sempre con noi: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Sì, Gesù è con noi, nel nostro cuore. In ogni momento possiamo chiudere gli occhi e parlargli nella preghiera. Possiamo ascoltarlo nel nostro cuore. Possiamo leggere le sue risposte nel Vangelo, perché: “La Parola di Dio è viva” (Ebrei 4,12).Anche noi, come Marta, siamo fortunati senza rendercene conto. Troppo spesso, tra un impegno in palestra ed un mutuo da pagare, ci facciamo sfuggire l’occasione di far entrare Gesù da noi. Così continuiamo a porci domande che restano senza risposta. La nostra anima continua a gemere silenziosa. Il nostro spirito soffre nella solitudine mentre noi cerchiamo di “stordirci” in mille faccende per… non sentire la voce della nostra anima.

Hai notato come Gesù, affettuosamente, raddoppia il nome rivolgendosi a Marta?

Provava ripetere l’esperimento sostituendo il tuo nome a quello di Marta.

Gesù rimprovera dolcemente Marta, come lo fa con ciascuno di noi. Notiamo però che non ci riprende per le troppe cose che facciamo, ma per l’affanno che ci distoglie dalla sfera spirituale. Gesù non contesta il cuore generoso di Marta ma l’agitazione. A tutti, ripete: attento a un troppo che è in agguato, a un troppo che può sorgere e ingoiarti, troppo lavoro, troppi desideri, troppo correre. E io aggiungerei: Troppo “io” e niente Dio.

Nella casa di questi tre amici, ti siedi ai piedi di Cristo e impari la cosa più importante: a distinguere tra superfluo e necessario, tra illusorio e permanente, tra effimero ed eterno.

Come spesso accade, gli amici accorrono quando uno di loro, malauguratamente, si ammala (o, come in questo caso, muore, salvo poi venire risuscitato proprio dal Figlio di Dio:

«Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: “Signore, ecco, il tuo amico è malato”. All’udire questo, Gesù disse: “Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato”. Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro… Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà”. Gesù le disse: “Tuo fratello risusciterà”. Gli rispose Marta: “So che risusciterà nell’ultimo giorno”. Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?”. Gli rispose: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo”» (Giovanni 11,1-27).

La risurrezione di Lazzaro è un momento forte del Vangelo. Un brano struggente che ci presenta il dolore di Gesù. Pochi versetti oltre quelli che ci presenta la Liturgia di oggi lo vediamo piangere: «Gesù scoppiò in pianto».

Mi coinvolge questo lato umano di Gesù che mostra l’amore di Dio per ogni uomo, il dolore del Padre per ogni figlio perso: «Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: “Togliete la pietra!”».

Davanti al cuore di ciascuno di noi c’è sempre una pietra, fatta di peccato, di orgoglio, di pregiudizio… E’ questa pietra che ci uccide agli occhi di Gesù. E’ questo macigno pesante che ci impedisce di vivere una vita autentica, piena di sentimenti genuini, di gioia, di condivisione, di gratuità… una pietra che ci chiude in una grotta, un sepolcro, lontani dall’amicizia dei nostri fratelli. Una pietra che ci impedisce di essere felici perchè ci toglie la gioia di vivere… e fa piangere tutti: perfino Gesù!

È tempo di togliere quella pietra che ci tiene lontani da Cristo! È tempo di uscire dal sepolcro e tornare a vivere una vita autentica! Sì, è tempo di ascoltare quel grido di Gesù che dice a ciascuno di noi: «Lazzaro, vieni fuori!».

Oggi abbiamo imparato molte cose: prima di tutto il valore dell’amicizia, inestimabile; poi abbiamo capito che non dobbiamo farci travolgere da mille affanni, ma, in qualunque situazione, dobbiamo saper cogliere il messaggio del Vangelo e vivere con la certezza della fede anche i momenti peggiori. Sì, quella fede che ci permetterà di risorgere, proprio come Lazzaro, proprio come Gesù, alla fine dei tempi. Ma abbiamo anche imparato a risorgere “quotidianamente” ridestandoci dal grigiore di una vita vuota per accogliere la bellezza di un’esistenza piena di Dio e del suo amore. Amore da ricevere, amore da accogliere, amore da offrire (alla famiglia, agli amici ed al prossimo), amore da restituire (a Dio, sorgente di ogni bene).

#Santanotte amici.

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Gesù nella casa di Marta e di Maria” di Juan Antonio Vera y Calvo, 1858, olio su tela, 113×144 cm, Museo del Prado, Madrid

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