Chi era San Giuda Taddeo?
Il nome Giuda è scomodo. Basta pronunciarlo per provocare un brivido lungo la schiena. Oggi incontreremo due apostoli (sì due!) che talvolta (sbagliando) confondiamo tra di loro.
Il mio in(solito) commento a:
Ne scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli (Luca 6,12-19)
Sì, perché c’è Giuda l’Iscariota, colui che tradì Cristo vendendolo per trenta denari; poi c’è San Giuda Taddeo, l’apostolo buono, autore della Lettera di Giuda che troviamo nella Bibbia.
Ma facciamo un salto indietro di 2000 anni ed andiamo ad incontrare Gesù, sul Monte degli Ulivi. Qui trascorse tutta la notte a pregare. Quando fu giorno chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici. Chissà quali e quanti pensieri saranno passati per la sua mente durante quella notte!?
Noi, amici cari, non conosciamo la complessità di Dio. Possiamo solo immaginare quanto il suo cuore fosse sconvolto: tra i numerosi discepoli che lo seguivano doveva eleggere coloro i quali avrebbero dovuto condividere e continuare la sua missione. E questo basterebbe per tenere sveglio ciascuno di noi. Ma Gesù aveva di fronte una difficoltà ancora più ardua: sapeva che uno di loro lo avrebbe tradito.
Sant’Agostino osserva che Gesù scelse consapevolmente Giuda perché intendeva servirsi del malvagio per un fine buono. Ecco che Dio si è servito bene di lui, tollerando di essere tradito da un discepolo per redimere tutti noi. Leggiamo bene: “passò tutta la notte pregando Dio” (v. 12) e poi: “Quando fu giorno ne scelse dodici” (v.13). La notte, il buio, è il tempo dei pensieri, il giorno è il momento di prendere una decisione e di agire. Più avanti risponderà ai discepoli: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce» (Giovanni 11,9-10).
Ed è proprio Gesù “la luce del mondo” (Giovanni 12,35). È con Gesù nel cuore che dobbiamo prendere tutte le nostre decisioni, altrimenti rischiamo di inciampare. “Senza di me non potete fare nulla” (Giovanni 15,8): solo apparentemente potremo fare cose ma senza di Lui, perché, ben presto, ci renderemo conto che le scelte operate senza Dio nel cuore, non condurranno da nessuna parte.
Ora che abbiamo capito quanto è importante restare nella luce di Gesù, facciamo un secondo passaggio: è un fatto assodato che gli apostoli siano stati scelti da Gesù al mattino. Alla luce. È anche vero che tutti, con la sola eccezione di Giuda iscariota, decisero poi di “rimanere in quella luce” e di scegliere Gesù. Ed è proprio un frutto della decisione degli apostoli che fa sì che noi oggi siamo qui, a leggere queste righe.
Ecco che, ciascuno di noi, deve sforzarsi di camminare sempre alla luce, diventando un esempio per chi ci sta accanto. Dobbiamo diventare noi stessi pagine viventi di Vangelo per portare con il nostro modo di vivere, di ragionare, di fare scelte, l’esempio anche a chi sta più lontano. Anche a chi continua a camminare avvolto nel buio perché non sa come uscire dalle tenebre.
Ma oggi vi voglio presentarvi anche un altro Giuda, non l’iscariota, quindi non colui che tradì. Si tratta di san Giuda Taddeo, la cui festa liturgica ricorre proprio il 28 ottobre. Alcuni Vangeli, proprio per non creare confusione con l’iscariota, riportano soltanto il soprannome di questo apostolo: “Taddeo”, che significa “di gran cuore”. Suo padre Alfeo era fratello di San Giuseppe e sua madre cugina di Maria Santissima. Perciò San Giuda Taddeo era cugino di Gesù, sia da parte di padre che da parte di madre.
Dopo la morte di Gesù, san Giuda Taddeo viaggiò molto nella luce, raggiungendo Siria, Turchia e Mesopotamia (l’attuale Iran). Portava sempre con sé un medaglione con l’effige di Gesù definito il mandylion, un reperto conservato inizialmente a Edessa di Mesopotamia (oggi Urfa, in Turchia). Nel X secolo fu traslato a Costantinopoli. Se ne persero le tracce nel 1204, quando la città fu saccheggiata nel corso della Quarta crociata. Alcuni studiosi ritengono che esso fosse lo stesso telo noto oggi come Sindone di Torino (forse la Sindone ripiegata, il telo che aveva avvolto Gesù nel Sepolcro).
Certo è che che Dio ha concesso a San Giuda poteri straordinari, ed è specialmente nei casi più difficili che il suo aiuto viene sperimentato. Qualunque sia la malattia, la povertà, la disgrazia, si può ricorrere all’intercessione di questo Santo che, non a caso, è considerato il patrono dei casi disperati.
#Santanotte amici, camminate sempre nella luce e diventerete a vostra volta luce. Pensate a quanto bene si diffonderà nel mondo se tutti lasceremo che il Vangelo risplenda in noi!
Alessandro Ginotta
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