Che cosa vuole Dio da me?

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Sono parole che non devono scorrerci attorno, ma entrarci dentro, perché il messaggio è diretto proprio a ciascuno di noi!

Il mio in(solito) commento a:
Li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi (Lc 9,1-6)

Gesù ha bisogno di noi. Ha bisogno di persone sincere che, con la propria vita, diano il buon esempio. Persone assolutamente normali che conducono esistenze normali. Ma che nella loro quotidianità esprimano quei valori, quel modo di agire, quel modo di comportarsi, che Gesù ci ha sempre insegnato. Ecco che proprio uno studente, un operaio, un fornaio, un medico… sì, proprio ciascuno di noi, si può trasformare in una pagina vivente di Vangelo nel momento in cui ne incarna i contenuti.

A queste persone normali, a noi, Dio ha fatto un dono. Ci sarà chi tra noi ha la capacità di parlare e convincere chi lo ascolta, chi ha la capacità di scrivere sapendo rapire l’attenzione del lettore, chi ha la capacità di curare determinate malattie, chi più sa amare, anche nelle situazioni più estreme, e così via… interroghiamoci, amici cari: qual è il dono che Dio mi ha fatto? Quale talento mi chiede di usare, di mettere a frutto, per fare del mio meglio ed aiutare il prossimo?

La risposta a questa domanda contiene una certezza: qualsiasi sia il seme che Dio ha posato in me, il mio dovere è quello di farlo germogliare, crescere e fruttificare. Ecco che, anche oggi, come duemila anni fa, ci sono persone inviate da Dio (noi) nelle strade del mondo. Ecco che proprio noi dobbiamo farci portatori della Buona Novella non solo predicando… no… quello lo san fare tutti o quasi, ma… agendo. Perché con le nostre azioni, con il nostro vivere comune, noi possiamo davvero fare breccia nel cuore di chi vive lontano da Dio.

Anche noi, come i dodici, siamo chiamati ad agire senza contare sui beni materiali, ma soltanto sulla base della nostra conoscenza (cfr. v.3). Sulla forza che lo Spirito Santo ci comunica e ci aiuta a tirare fuori quando serve. Vi siete mai sorpresi a fronteggiare una situazione senza sapere da dove abbiate tratto le energie e le capacità per farlo? In quel caso, certamente è lo Spirito Santo che vi ha sorretti. E questa fiducia, la certezza che noi non siamo soli, che c’è Dio accanto a noi, ci deve sempre spronare a proseguire, a non arrestarci davanti al primo ostacolo, ma a perseverare nel nostro cammino.

Perché ci sono città che dobbiamo visitare. Ci sono case in cui dobbiamo entrare. Ci sono persone alle quali dobbiamo fare arrivare la nostra testimonianza. Gente che deve vedere come si può vivere osservando i nostri principi, adottando la nostra morale, il nostro stile di vita.

Molti ci accoglieranno, si lasceranno arricchire dal nostro esempio, e diventeranno, a loro volta, apostoli della vita. Ma qualcuno si rifiuterà di seguire i nostri consigli e proseguirà la propria esistenza lontano da Dio. Perché il Signore cerca ciascuno di noi, non smette mai di provarci, invia sempre discepoli a bussare alla nostra porta, ed alla porta di chi si allontana. Ma se proprio qualcuno si ostinerà in questa lontananza, se ergerà muri e barriere attorno al proprio cuore, allora il Signore ci dice: “Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro” (v. 5).

Perché l’inferno è una scelta: quella di essere lontani da Dio. E Dio ci lascia liberi di scegliere il bene od il male. Dio non ci impone né il suo volere, né la sua presenza. Ma semplicemente ci ama così tanto da lasciarci la libertà di scegliere se vivere con lui o per conto nostro. Scegliamo sempre la strada di Dio, e la nostra vita si trasformerà in una splendida pagina vivente di Vangelo.

#Santanotte amici! Gesù, cammina con noi! Gesù, fermati con noi! Incontraci! Entra nei nostri cuori e sconvolgili con il tuo amore

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “L’Ultima Cena” di Juan Vicente Macip, 1575, olio su tavola, 116×191 cm, Museo del Prado, Madrid

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