Vai al contenuto

Sai che Dio vive in te? Vorresti sapere come cercarlo?

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,1-8)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Parola del Signore

Gv 12,44-50

Noi siamo i tralci: Io sono la vite, voi i tralci” (v. 5). Vedete, amici, il percorso dell’amore? Parte da Dio, il Padre Creatore che ama il proprio Figlio e tutte le sue creature. Attraverso lo Spirito Santo questo amore si riversa sulla terra ed arriva a Gesù: vero Dio e vero uomo (CCC 464).

Gesù è Dio, perchè è amore: “Dio è amore” (1Giovanni 4,8). Ma Gesù è anche uomo, e come Adamo è “tratto dalla terra” (abbiamo visto adamah, in ebraico vuol dire “terra”, “suolo”), la vite-Gesù nasce dalla terra: il suo amore passa attraverso le radici, la linfa lo fa risalire attraverso il tronco, fino ai tralci. Ed ecco qui: l’uomo. I tralci, irrorati dall’amore di Dio attraverso la linfa di Gesù, crescono, germogliano, fioriscono e producono frutto. “Rimanete in me e io in voi” (v. 4).

Una sola pianta: Gesù è la vite, noi i tralci. La radice assorbe l’amore di Dio. E’ l’Amore di Dio che nutre le nostre foglie. E’ l’Amore di Dio che si trasforma nel nostro amore. Noi ci nutriamo di Dio: in Lui siamo, ci muoviamo e respiriamo” (Atti 17,28).

Dio è in noi: “Rimanete in me e io in voi” (v. 4). E’ in noi Gesù! Lo sentiamo? Sentiamo il suo calore? I sentimenti buoni che ci ispira? La sua mitezza? La sua generosità? Il suo amore? Sì? Allora i nostri tralci sono bene collegati alla vite: Rimanete in me e io in voi!

Attenzione che non si venga mai ad interrompere questo collegamento: se vogliamo fiorire, essere rigogliosi, dobbiamo restare con Gesù, nutrirci della Sua Parola, perchè “Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (v. 5). Invece: “Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca” (v. 6). Un fiore reciso, per quanto possa essere bello e colorato, perde presto vigore e rinsecchisce. Senza Gesù ci viene a mancare la linfa vitale che scorre dalla vite al tralcio. Senza Gesù non siamo nulla. Se nel nostro cuore non c’è Gesù, se nelle nostre orecchie non risuona la Sua Parola… siamo come ramoscelli seccati dal sole e portati via dal vento. “Poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano” (v. 6).

Madre Teresa di Calcutta diceva: “Se trascuriamo la preghiera e se il tralcio non resta unito alla vite, seccherà. Questa unione del tralcio con la vite è la preghiera. Se quest’aggancio c’è, allora c’è amore, e gioia; allora soltanto saremo l’irradiazione dell’Amore di Dio, la speranza dell’eterna felicità, la fiamma di amore ardente. Perché? Perché siamo una cosa sola con Gesù. Se tu vuoi sinceramente imparare a pregare osserva il silenzio” (La mia regola, Piemme, 1995).

Se uno è intimamente unito a Gesù, gode dei doni dello Spirito Santo, che – come ci dice san Paolo – sono “amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Galati 5,22).  Da questi atteggiamenti si riconosce se uno è un vero cristiano, come dai frutti si riconosce l’albero. I frutti di questa unione profonda con Gesù sono meravigliosi: tutta la nostra persona viene trasformata dalla grazia dello Spirito: anima, intelligenza, volontà, affetti, e anche il corpo, perché noi siamo unità di spirito e corpo. Riceviamo un nuovo modo di essere, la vita di Cristo diventa nostra: possiamo pensare come Lui, agire come Lui, vedere il mondo e le cose con gli occhi di Gesù. Di conseguenza, possiamo amare i nostri fratelli, a partire dai più poveri e sofferenti, come ha fatto Lui, e amarli con il suo cuore e portare così nel mondo frutti di bontà, di carità e di pace (Papa Francesco, Regina Coeli 3 maggio 2015).

Tutto inizia nel cuore di Dio, sorgente di questo infinito amore che tramite Gesù ci nutre e ci mantiene vivi: “Il cuore di Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (1Gv 3,20), scrive l’evangelista Giovanni, colui che ha appoggiato il suo orecchio al petto di Gesù, colui che ha udito il pulsare del cuore di Dio. Entriamo anche noi, attraverso la Parola di oggi, nel cuore di Dio, facciamo scorrere la linfa del suo amore nelle nostre vene: “affinché tutti siano una cosa sola come tu, Padre, sei in me ed io in te, affinché anch’essi siano una cosa sola in noi” (Gv 17, 21). Una cosa sola con Dio, Padre agricoltore, Figlio vite, uomo tralci. Restiamo in Lui.

Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Com’è collegato il mio tralcio alla vite: è ben saldo, unito dalla preghiera, dalla contemplazione, oppure… è un po’… staccato? E quale frutto traggo da questa unione: riesco a mia volta a distribuire agli altri l’amore che Dio mette in me attraverso Gesù? E ancora: sento il cuore di Gesù battere dentro al mio: i suoi sentimenti sono davvero anche i miei, o ne ho altri che mi “distraggono”?

Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che siano tutti strettamente legati a Te; nutrili con la Tua linfa, fai scorrere il Tuo amore nelle loro vene, così che siano una cosa sola con Te. Una cosa sola con Dio.

#Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

Il dipinto di oggi è “L'adorazione della Trinità”, del pittore tedesco Albrecht Dürer, 1511, olio su tavola, 135x123 cm, Kunsthistorisches Museum, Vienna
Il dipinto di oggi è “L’adorazione della Trinità”, del pittore tedesco Albrecht Dürer, 1511, olio su tavola, 135×123 cm, Kunsthistorisches Museum, Vienna

Alessandro Ginotta

Scopri di più da La buona Parola

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere